Illustrissimo Direttore, sono un pensionato di settantanove anni dell'entroterra genovese, vedovo da quattro anni circa, senza figli e che percepisce una pensione minima.
Le racconto quanto mi è successo il 7 gennaio scorso per testimoniare il grave funzionamento della sanità a Genova.
All'inizio di novembre ho prenotato una visita specialistica all'Ospedale Galliera di Genova, reparto vascolare per un controllo alla prostata: la prima data disponibile era il 7 gennaio 2009 (una persona può tranquillamente morire...).
Alle 6 del mattino mi alzavo per prendere presto il treno ed arrivare in orario all'appuntamento alle ore 9,00: era una giornata infame, a causa della neve alta quaranta centimetri che era stata solo parzialmente rimossa dalle strade, non dai marciapiedi; a Genova, dalla stazione di Brignole non partiva alcun mezzo pubblico, ho quindi dovuto procedere a piedi sino all'Ospedale.
All'ambulatorio arrivavo puntuale, tuttavia, in parte per l'età ed in parte per il trambusto dovuto alla copiosa nevicata, dimenticavo a casa gli esami ecografici eseguiti precedentemente.
Il medico dell'Ambulatorio, gentilmente, contattava il Reparto Vascolare per farmi effettuare l'esame ecografico la mattina stessa e mi consegnava una richiesta mandandomi al Reparto ubicato al 3° piano, affinché potessi ritornare per concludere la visita dopo averlo eseguito.
Giunto lì, erano le 9,30, ho subito notato che non vi erano altre persone, nessuno era in attesa di compiere esami o controlli quali il mio; poi mi rivolgevo all'infermiera di turno che non mi forniva indicazioni di alcun genere.
Alle 10,50, la stessa infermiera (devo dire davvero poco cortese) mi disse di accomodarmi nello studio medico, dove si trovavano un lettino, uno strumento medico ed un uomo alla scrivania intento a «trafficare» al computer.
L'infermiera mi «invitò» a spogliarmi ed a sdraiarmi sul lettino che essendo assai alto mi costrinse a fare un salto per salirci; sbagliai anche il verso e la stessa infermiera mi intimò quindi di girarmi ed invertire testa e piedi, il tutto senza offrirmi alcun aiuto, ma continuando a confabulare con il tizio intento al computer.
Passati ulteriori quindici minuti, mi permettevo di chiedere se il medico sarebbe giunto presto: tra l'altro, essendo nudo, iniziavo ad avvertire freddo; l'uomo al computer mi rispose che sarebbe stato lui stesso ad eseguire l'esame, ma che avrei dovuto aspettare ancora.
Attesi ulteriori venti minuti, erano ormai le 11,30 e, nudo, infreddolito, senza neppure un cuscino sotto la testa, non potendo più resistere, decisi di alzarmi, rivestirmi ed andarmene.
A questo punto, l'uomo corse nella mia direzione per fermarmi, asserendo che avrebbe immediatamente eseguito l'esame, ma senza fare alcuna discussione me ne andavo via affranto e deluso.
Spero tanto che il Ministro Brunetta, che stimo molto, prenda urgenti provvedimenti, perché la Sanità è piena di fannulloni ed arroganti ed è gestita da sorta di «mafia»: per avere una prenotazione rapida bisogna rivolgersi privatamente ad uno specialista (di solito un primario ospedaliero), spendere 100 o 200 Euro (spesso senza ricevuta), ed ecco che subito i posti letto o le prenotazioni ambulatoriali sono disponibili
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Non credo proprio che una persona che percepisce la pensione minima se lo possa permettere. Ecco qual è il trattamento sanitario per le persone anziane.
Ringraziandola anticipatamente per la sua attenzione, porgo cordiali saluti.
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