Un giorno da disabili

Catturare la palla, scartare l'avversario, correre sotto il canestro, allungare il corpo oltre il proprio limite e fare centro. Niente di tutto questo nella partita organizzata martedì presso la scuola media Don Bosco di Sampierdarena durante la quale gli alunni si sono trovati a disputare un incontro di basket su una sedia a rotelle. Per gioco, però.
Un gioco organizzato dalla sezione genovese del Panathlon International per far provare «cosa significa praticare uno sport vincendo non solo le difficoltà dello sport stesso, ma anche il proprio handicap», ha spiegato il presidente del club Giorgio Migone.
Perché lo scopo dell'iniziativa, intitolata «un'ora per i disabili e di prevenzione contro gli incidenti del sabato sera e in motorino», era duplice. Da un lato «far riflettere i ragazzi che entrano nell'età del ciclomotore, e per la prima volta provano l'ebbrezza della guida, quali potrebbero essere le conseguenze di un momento di leggerezza», sempre Migone nel presentare le ultime statistiche: 30 mila nuovi disabili ogni anno a seguito di incidenti stradali nei fine settimana. Ma il fine era anche far capire che le Paralimpiadi (organizzate per la prima volta in Svezia nel 1976) non sono olimpiadi di seconda serie ma competizioni agonistiche molto impegnative.
Parola del chiavarese Vittorio Podestà, campione del mondo di handbike e secondo classificato alle paraolimpiadi di Pechino del 2008.

Parola anche degli atleti disabili in carrozzina della squadra di basket del Don Bosco che assisteranno agli incontri - organizzati lungo tutto l'anno scolastico dal Panathlon Club Genova Levante - con le scuole genovesi e che martedì hanno introdotto le classi al basket e all'hockey giocati sulla sedia a rotelle. Mentre gli amanti del calcio, guidati dal non vedente Stefano Mantero, hanno potuto esibirsi con la palla: un globo sonoro da colpire con gli occhi bendati. Come in un vero campionato di parolimpiadi.

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