Cronaca locale

Giovani artisti crescono nel vecchio atelier

Sei mesi o poco più. Ed una forsennata creatività. Nascono così dal 16 marzo al 5 ottobre 1968 le 347 incisioni che compongono la Suite 347 di Picasso, un corpus di incisioni - acqueforti, acquetinte e vernis mou - che traccia una sorta di storia personale ed intima dell'artista. Lontani il periodo blu e quello rosa, il colore di queste opere è però fortissimo. E parla di amore, erotismo. Proibite, messe all'indice, mai esposte in Italia nella loro interezza, le incisioni approdano ora a Cremona in una mostra curata da Ivana Iotta e Donatella Migliore e ad un percorso pensato all'interno del Museo Civico Ala Ponzone, fino al 28 giugno (info: 0372-407768, www.comune.cremona.it), grazie alla collaborazione fra il Comune, la città di Alaquàs e la Fundacion Bancaja Madrid - Barcellona. Prima di oggi la Suite era stata esposta solo a Parigi e Berlino fra il ’68 e il ’69 e in tempi più recenti a Chicago. Poi, se non l'oblio, la diaspora delle 347 tavole, giudicate troppo hard perfino per gli standard cui il maestro di Malaga aveva abituato il gusto del suo pubblico. Alcune tavole sembrano camei o strappi di affreschi romani: scene appena abbozzate, dal tratto però inconfondibile. E dietro al labor limae di bulino, puntasecca e brunitoio, ecco tutto lo humour, l'allegria, la vivacità e la sagacia alquanto osée del papà di Guernica.
La sequenza della Suite 347 si apre con un'immagine composita, «Picasso la sua opera e il suo pubblico», in cui sulla sinistra appare un mago, dinanzi a lui è ritratto di profilo lo stesso Picasso che contempla la scena del ratto d'Europa davanti a Ercole; nella parte inferiore una donna sdraiata osserva la scena dal basso.
L'ultima immagine è invece un'acquatinta allo zucchero intitolata «Serenata al tramonto in un bosco alla Monet». Nel mezzo tutta la sua cosmogonia, dal mondo della corrida e dei cantaores flamenchi, alla mitologia greco-romana e, soprattutto, il paesaggio mediterraneo. In particolare un gruppo di opere riprende un «vecchio» mito di Picasso: Raffaello, immaginato nelle sue gesta amorose con Fornarina. Altre 66 incisioni sono invece dedicate al tema della Celestina, la tragicommedia di Calisto e Melibea, un'opera che nella produzione letteraria castigliana è seconda per rilevanza solo al Don Chisciotte.

Infine vi si incontrano anche ampi riferimenti alla vita quotidiana e a quello che l'artista poteva vedere alla televisione francese.

Commenti