Giovani, bravi, ma inarrivabili All’Italia resta l’usato sicuro

Per reclutare giovani talenti il City mandava in giro anche i lattai. Uno di loro, un certo Dennis Schofield, soleva recarsi al campo della Salford School e sistemarsi a bordo campo per assistere alle partite organizzate dalla direzione scolastica. Quando vide Ryan Wilson aveva 11 anni e rimase folgorato. Negli anni successivi non fece altro che telefonare settimanalmente ai suoi capi per convincerli a visionare personalmente il ragazzino che poi entrò nel settore giovanile del club ma ci rimase una sola stagione. Il lattaio non era soddisfatto, Ryan era un talento poco valorizzato, chiamò lo United e le cose cambiarono. Ryan Joseph Wilson nel frattempo era diventato Ryan Giggs, viveva con la madre dalla quale aveva ereditato il cognome, aveva 16 anni e giocava ala sinistra. Anche Ferguson capì subito chi aveva davanti. Ma non è stato tutto così semplice. Dopo pochi giorni allo United, Ryan torna dalla mamma, lo riportano nel settore giovanile e lui scappa nuovamente. È a quel punto che Alex Ferguson decide di ospitarlo a casa sua facendolo diventare uno di famiglia. Una storia non ancora finita ma bella, con qualche punto in più per il santone dello United che non ebbe paura a rischiare un ragazzino, arrivando a nasconderlo alla stampa nel timore che glielo bruciassero. L’arrivo del gallese fu un gran colpo per la Premier league. Ragazzi di quell’età da noi se ne vedono pochi, all’estero puntiamo sull’usato quasi sicuro, Didier Drogba, Samuel Eto’o, Ronaldinho, Frank Lampard, Deco, trentenni o quasi. Dopo Zlatan Ibrahimovic sono finiti i veri colpi dei giovani e già bravi, estate 2004, con la Svezia ci aveva fatto un gol di tacco agli Europei, 22 anni, professionista da cinque, la Juve se lo portò a casa per 16 milioni. Anche qui una serie di coincidenze, Luciano Moggi fu abile a sfruttare la lite fra Ibra e il talento di casa Van der Vaart, sfociata prima durante un Olanda-Svezia e poi in allenamento all’Ajax: la convivenza era ormai impossibile. Però dopo Zlatan il nulla, Christian Chivu alla Roma, e Pato Alexander al Milan, ma il brasiliano ha giocato mezzo campionato e non fa testo. Eppure eccoli, Cesc Fabregas per esempio, 21 anni il 4 maggio, strappato dall’Arsenal alle giovanili del Barcellona per un milione sotto la voce indennità di formazione, quando non ne aveva ancora sedici. Nel 2006 ha firmato un contratto che lo lega ai gunners fino al 2014, oggi vale almeno 30 milioni.
Il togolese Emmanuel Sheyi Adebayor gioca anche lui nell’Arsenal. Arsene Wenger prima si è liberato di Patrick Vieira e poi di Therry Henry, tutti pensavano volesse far cassa, invece aveva pronti Fabregas e questo centravanti togolese di 190 centimetri, 24 gol in Premier questa stagione. Più giovane di lui di due mesi è Fernando Torres, a 11 anni nelle giovanili dell’Atletico di Madrid, a sedici il debutto e dopo timide offerte di Manchester, Milan e Chelsea, nell’estate scorsa passa al Liverpool per la cifra record di 36 milioni. Il Real ha preso Sergio Ramos dal Siviglia per 27 milioni, aveva 19 anni.

A 17 anni Karim Benzema era centravanti del Lione, Bastian Schweinsteiger e David Silva sono usciti dalle giovanili di Bayern e Siviglia che hanno creduto in loro anche nei momenti difficili e oggi sono praticamente inarrivabili. L’Ajax diede 1,5 milioni all’Utrecht per lo sconosciuto diciassettenne Wesley Benjamin Sneijder, lo scorso anno lo ha ceduto al Real per 27 milioni.

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