Giovanni Mazzucconi

Nacque e Rancio (oggi in provincia di Lecco) nel 1826 e fu uno dei primissimi allievi del non ancora Pontificio Istituto per le Missioni Estere (Pime) di Milano, istituzione che era proprio agli inizi, tanto che fu lo stesso Mazzucconi a redigere un primo abbozzo di regolamento. Nel 1850 venne ordinato sacerdote e due anni dopo si imbarcò per l’Oceania. Fu assegnato all’isola di Rook, posta di fronte alla Nuova Guinea. Qui, dopo tre anni di attività missionaria, il clima e le non facili condizioni di vita lo fecero ammalare. Doveva assolutamente curarsi e i superiori lo mandarono a Sydney, in un lungo viaggio via nave. Il soggiorno nella città australiana e le cure riuscirono a ristabilirlo, tanto che si decise per rientrare nella sua missione a Rook. Trovò un passaggio su di una nave che toccava tutte le isole dell’arcipelago e potè annotare molti particolari che agli europei erano ancora sconosciuti, preziose notizie sugli abitanti, la flora e la fauna di un Continente ancora praticamente inesplorato. Raccolse le sue osservazioni in un quaderno che portava sempre con sé e che contava di far pubblicare quando fosse tornato in patria. Ma la nave incappò in una tempesta che la portò a naufragare nell’isola di Woodlark. I passeggeri e l’equipaggio non fecero neanche in tempo a congratularsi tra loro per lo scampato pericolo: vennero immediatamente circondati dai nativi e massacrati, Mazzucconi compreso. Il “buon selvaggio” di illuministica memoria era in realtà selvaggio e basta, barbaro e bestiale. Ci vuole civiltà, e civiltà cristiana, per “accettare” il “diverso”.
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