La giudice che lo liberò: «Non è una minaccia» E il suo capo: giusto così

BolognaSi sente «un capro espiatorio», braccata dai media e additata come fosse lei la responsabile del terribile stupro di San Valentino al parco della Caffarella di Roma. «Ora ho paura, una paura terribile», aveva detto prima che il suo nome finisse sui giornali come il giudice che ha non ha espulso dall’Italia il 20enne romeno che ha confessato la violenza su una ragazzina di 14 anni. «Col senno di poi», aveva sussurrato Mariangela Gentile, l’avvocato prestato al Tribunale civile di Bologna in funzione di giudice onorario che quel maledetto 15 luglio del 2008 liberò Alexandru Loyos Iszoika, nonostante una lunga lista di precedenti e una condanna passata in giudicato alle spalle. Una pratica come tante, quel giorno d’estate, oggi un macigno sulla coscienza di una ragazza iscritta all’Ordine degli avvocati di Bologna soltanto da tre anni.
Il giudice Gentile ieri in Tribunale non voleva incontrare nessuno: poco dopo le 10 se n’era già andata, lasciando le sue udienze a una collega. Al suo telefonino, non ha mai risposto: al suo posto, la voce di un uomo, lo stesso che a casa sua, in pieno centro di Bologna, apriva la porta ieri: «L’avvocato non c’è e comunque non rilasciamo dichiarazioni», la frase di rito. Inutile insistere e le domande che tutta l’Italia vorrebbe farle restano sul tappeto: perché quella decisione? Ora come si sente? Cosa vorrebbe dire alla vittima dello stupro? Nel provvedimento con cui ha ridato la libertà di restare in Italia allo stupratore della Caffarella, il giudice Gentile aveva scritto: «I fatti non circostanziati, ma solo genericamente indicati nel decreto prefettizio, non appaiono sufficienti a integrare l’ipotesi della minaccia concreta, effettiva e grave ai diritti fondamentali della persona e dell’incolumità pubblica», come indicò l’allora prefetto di Roma Carlo Mosca. I precedenti del romeno erano «insignificanti»: «Non ricordo il caso specifico - ha ammesso - ma per il nostro Tribunale anche due sentenze non bastano per dichiarare la pericolosità sociale di un uomo, noi siamo magistrati cauti».
Per lei, ieri ha preso la parola il presidente del Tribunale di Bologna, Francesco Scutellari: «Con la dottoressa Gentile non ho ancor parlato nel dettaglio. Ovviamente non l’ha presa molto bene, si sente un capro espiatorio, ma ha fatto solo quello che avrebbero fatto tutti gli altri magistrati della sezione in una situazione analoga». Scutellari spiega: «Io, in quanto capo dell'ufficio, non posso dire se un giudice decide bene o male, così facendo verrebbe abolita la discrezionalità, la libertà e l’indipendenza dei magistrati, che è il pilastro insindacabile della nostra democrazia». Ma c’è di più: per Scutellari la responsabilità dell’annullamento del provvedimento di espulsione per Loyos ricade sull’allora prefetto di Roma: «Nel provvedimento non si fa riferimento a sentenze di condanna, solo a delle denunce che, sapete meglio di me, non sono sentenze».
Troppo poco essere stato arrestato per rapina e lesioni il 7 settembre del 2007, denunciato per ricettazione il 30 settembre e ancora denunciato per furto l’11 ottobre.

«Quando il provvedimento del Prefetto è estremamente vago e generico - conclude - è meno facile arrivare alla convalida». Il ministro della Giustizia Alfano ha dato mandato agli ispettori di studiare le carte. Fino a ieri, a Bologna non erano arrivate richieste. «Arriveranno», l’amara previsione del giudice bolognese.

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