(...) Ma lo è sempre stato o lo è diventato - come dire - strada facendo? Nel senso che qualcuno ha preso il Magritte vero e ha fatto riapparire al suo posto una indegna copia? E poi: che ruolo giocano in tutta la faccenda un grande gallerista milanese, oggi ai vertici di una istituzione cittadina, e una opulenta e sedicente contessa? Mistery, mistery.
Tutto inizia nel 2003 quando Marco Nobili, un prestante medico della Milano bene, si ritrova in mano un Magritte che apparteneva ai suoi genitori scomparsi, approdato nelleredità di famiglia. Una gouache, ovvero una tempera. Per calcolarne il peso nelleredità, il Magritte va periziato. E per questo Nobili si rivolge a un suo amico al di sopra di ogni sospetto: grande esperto darte, uomo di gallerie e di fondazioni. Gli consegna il Magritte, e non lo rivede più. E non ne ha nemmeno più notizie fin quando non gli telefona tutta garrula una signora che dice di essere la «contessa Donà dalle Rose» (ma che in realtà non è contessa e nemmeno Donà, ma una matrona romana specializzata nel mediare quadri) e che gli dice di avere venduto il Magritte per 35mila euro. Il dottor Nobili si indigna di brutto, perché lui di vendere il quadro avito non aveva nessuna intenzione: e denuncia per appropriazione indebita lex amico e la falsa contessa.
Parte linchiesta, e i carabinieri partono alla caccia del quadro che sembra sparito nel nulla. Viene presa di mira unanziana signora, anche lei medico, che lo avrebbe comprato: ma in nessuna delle sue molteplici abitazioni ne spunta traccia. Poi una domestica, spolverando un armadio, lo trova. Ma appena il dottor Nobili lo vede inorridisce: macché, non è il mio. Questo è una patacca.
La pista sembra chiudersi quando per caso, del tutto per caso, in una galleria darte bolognese viene sequestrato un biglietto che sembra dire che il Magritte scomparso è finito a casa del mitico Roberto Bettega. I carabinieri si fiondano a bussare allex campione: ed il quadro, perbacco, è proprio lì.
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