Il giudice lascia l’ex Pac in carcere e monta la protesta: «Via i banditi»

Butta male per Cesare Battisti in Brasile. Il terrorista pluriomicida resta in carcere, mentre a Rio e a San Paolo un’opinione pubblica sempre più perplessa plaude alla decisione dei giudici e critica sempre più apertamente la decisione dell’ultimo giorno dell’ex presidente Lula, che sposando la tesi dell’Avvocatura generale dello Stato negò all’Italia l’estradizione del noto bandito. «Vergogna! Noi non vogliamo trasformare il Brasile in un paradiso di banditi». «Che gli italiani sappiano che la decisione del governo non rappresenta il pensiero del Paese!» si legge in una delle migliaia di mail emerse da un recente sondaggio online del quotidiano popolare O Globo.
La decisione di confermare lo stato di detenzione per Battisti è venuta da Cezar Peluso, presidente del Supremo Tribunale Federale brasiliano. Peluso ha spiegato il suo parere dicendo che gli avvocati dell’ex terrorista rosso condannato all’ergastolo in Italia per quattro omicidi non hanno fornito alcun elemento nuovo per sostenere che Battisti sarebbe perseguitato nel caso di una sua estradizione in Italia. In buona sostanza, gli avvocati di Battisti avrebbero fatto del «terrorismo» psicologico, elencando una serie di fanfaluche che tali sono state giudicate dal magistrato brasiliano. Peluso ha rinviato ogni decisione a Gilmar Mendes, giudice del Stf (il Tribunale supremo di cui si è detto). Ma nessuna decisione verrà prima dell’inizio di febbraio, quando si aprirà l’anno giudiziario brasiliano dopo le vacanze, che in Brasile cadono in gennaio. I legali di Battisti scalpitano. Per l’avvocato Luis Roberto Barroso la decisione «individuale» del presidente del Supremo Tribunal Federal del Brasile rappresenta «una specie di colpo di Stato».
Restano a galleggiare, in questo mese di limbo che ci separa dal pronunciamento del Tribunale, gli autorevoli pareri (tutti contrari a Battisti e dunque all’ex presidente Lula) espressi da alcuni giuristi brasiliani. Francisco Rezek, che l’altro ieri dava per scontato un parere favorevole all’Italia da parte del Tribunale internazionale dell’Aja, si spinge fino ad auspicare che «il Supremo Tribunale federale ripari all’errore commesso dall’ex presidente Lula». Sulla stessa lunghezza d’onda è anche Marina Basso, professore di diritto internazionale all’università di San Paolo. «La richiesta di un parere all’Aja da parte dell’Italia – ha detto la giurista dando l’esito per scontato – si risolverebbe in pochi mesi». Voci contrarie alla decisione di Lula si alzano anche dall’opposizione in Parlamento, dove Fernando Destito Franceschini, di origini italiane, si dice certo che la neo presidente Dilma Roussef ribalterà «la decisione che Lula ha preso per motivi politici».
Un ricorso contro il no all’estradizione verrà presentato nei prossimi giorni dal legale che rappresenta gli interessi dell’Italia nel caso Battisti, l'avvocato Nabor Bulhoes, mentre anche il nostro ambasciatore a Brasilia, Gherardo La Francesca, inizialmente richiamato in Italia per consultazioni, riattraverserà presto l’Atlantico. Insomma l’Italia non ha alcuna intenzione di mollare. Lo ripete Ignazio La Russa, ministro della Difesa, e lo sottolinea Alberto Torregiani, figlio del gioielliere ucciso dai Pac, esprimendo moderata soddisfazione per la mancata scarcerazione di Battisti. «È un piccolo passo -dice Torregiani - un contentino. Ma non è per questo che molleremo. Anzi, questa decisione rafforza i nostri propositi e ci spinge ad andare avanti».
A gettare acqua sul fuoco delle polemiche, giurando che questo «episodio minore» non potrà in alcun modo guastare le ottime relazioni tra Italia e Brasile è Marco Aurelio Garcia, consigliere per gli Affari Esteri della presidenza del Brasile ed ex braccio destro di Lula. «Il governo italiano - dice Garcia - vuole circoscrivere questa questione in ambito prettamente giuridico. Abbiamo con l’Italia rapporti talmente importanti che un episodio come questo non può rovinare questa relazione».

Garcia ha ricordato gli scambi tra i due paesi nei settori economico, della difesa, nel commercio, ma soprattutto culturali concludendo con un: «Vedrete che questa piccola crisi non avrà alcuna conseguenza sulle nostre relazioni».

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