nostro inviato a Torino
Il rinvio ai primi mesi del 2007 del nodo dividendo, la conferma che entro giugno sarà trovata una soluzione alla quota Ferrari in possesso a Mediobanca (11,7% direttamente), mentre nei prossimi giorni si ridurrà a tre nomi la rosa dei possibili partner di Fiat Auto in Fidis, la società di credito per l'acquisto di vetture per la quale il Lingotto cerca un socio finanziario. Sono numerosi i problemi che Marchionne dovrà risolvere nei prossimi mesi. Tra questi, quello dei dipendenti in esubero. Il destino dei lavoratori ultracinquantenni, che fino a dicembre beneficeranno della cassa integrazione, non è stato ancora definito. La Fiat, d'accordo con i sindacati, non ha accettato il piano di reimpiego nel mondo del lavoro proposto dall'ex ministro Roberto Maroni. «Non abbiamo mai contato sull'appoggio esplicito del governo - ha detto l'ad - e dall'esecutivo di centrosinistra non ci aspettiamo niente di diverso. Speriamo, da qui a dicembre, di trovare una soluzione intelligente».
Sul possibile ritorno alla distribuzione del dividendo, che gli azionisti non ricevono dal 2001, Marchionne si è riservato di rispondere all'inizio del 2007: «Una decisione verrà presa nel primo trimestre, se ne discuterà alla prossima assemblea». Ribadito che non è previsto alcun "delisting" di Cnh («vantaggi non ne vedo»), il top manager ha confermato di considerare strategici per il gruppo due asset in particolare: la partecipazione della Fiat in Rcs (10,29%) e la Ferrari. «La partita con Mediobanca sul Cavallino - ha aggiunto - si risolverà entro giugno e allo studio ci sono alcune alternative». Nessuna novità sul fronte del nuovo accordo industriale che Marchionne si è riservato di annunciare entro giugno. In proposito non sono previste comunicazioni su un eventuale ampliamento dell'intesa sui furgoni con il gruppo Psa Peugeot Citroën. L'11 maggio, infatti, Marchionne e il numero uno della casa francese Jean-Martin Folz si incontreranno per definire i nuovi termini dell'alleanza sui veicoli commerciali. E sull'ingresso nel consiglio di amministrazione di Ratan Tata, presidente del colosso industriale omonimo indiano e dell'esperto di strategie aziendali Roland Berger, la spiegazione è stata affidata al vicepresidente della Fiat, John Elkann: «In questo modo cresce il livello qualitativo e internazionale del board, non è previsto che un nostro consigliere entri nel cda della Tata».
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