Ci sono vini che nascono già diversi. Ci sono vini che prima che li bevi per la prima volta tiri un lungo respiro.
Ci sono vini come il Giulio Ferrari Riserva Rosé 2006 che vengono presentati in una serata speciale, in un luogo speciale, a Villa Margon, abbarbicata sopra la città di Trento, la magnifica villa cinquecentesca dimora di rappresentanza della famiglia Lunelli, che di Ferrari è proprietaria. Con i piatti del resident chef Alfio Ghezzi (due stelle Michelin, per dire). E con un parterre di ospiti d'eccezione, che per una sera però non stilano il catalogo di c'era-questo-c'era-quello ma aspettano che si riempia quel bicchiere. E poi lo commentano per tutta la serata, come chi è consapevole di avere appena avuto il privilegio di vivere un momento storico.
E allora assaggiamolo questo vino, seduti accanto ad Alessandro Lunelli, uno della generazione dei «figli» (quella dei padri è ancora lì che sgambetta, comunque): si tratta di un Trento Doc prodotto da uve principalmente di Pinot Nero, il cui carattere indomabile è appena ingentilito dalla compostezza dello Chardonnay. Le uve sono le migliori dei migliori vigneti di alta quota della famiglia, alle pendici dei monti del Trentino. Quella del 2006 è la prima annata in cui è prodotto, e potrebbero non essercene tante in futuro. Perché la scelta aziendale è quella di fare uscire solo i millesimi predestinati, di alta qualità.
Il vino che abbiamo assaggiato è rimasto quindi per undici anni in affinamento sui lieviti.
Ha un colore ramato, note fruttate e di agrumi, che sono seguite da note di spezie e minerali. In bocca è fresco, elegante, persistente.Il Giulio Ferrari Rosé 2006 è stato «tirato» in 5mile bottiglie. Se ve ne capita a tiro una, non guardate il prezzo e compratela.
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