I fantasmi della crisi che da tempo attaversano la neo-Giunta provinciale di Viterbo iniziano a prender corpo. La spaccatura che nelle ultime settimane sera profilata a causa delle contestazioni mosse allassessore allAmbiente Stefano Di Meo (Pdci), riportate nei giorni scorsi dal Giornale, sè acuita con le dimissioni di Massimo Miccini, esponente di Rifondazione comunista, dalla vicepresidenza del consiglio provinciale e dalla Commissione Lavoro di cui faceva parte. Il gesto sè consumato in aperta polemica con lassessore alla Formazione professionale, il ds Mauro Mazzola, cui Miccini ha contestato «assunzioni clientelari allinsaputa della stessa Commissione».
Ma cè di più. Nelle stesse ore, infatti, il segretario provinciale della Margherita, Marcello Mariani, ha «scomunicato» lazione del centrosinistra nella Tuscia, definendone «inefficiente» loperato «a fronte della grave crisi economico-occupazionale evidenziata da unindagine congiunturale di Federlazio. La maggioranza - incalza Mariani - si sta attardando dentro sterili dispute sugli equilibri interni e sulle deleghe assessorili, su nomine difficili da comprendere e su ripensamenti ancora più difficili da spiegare». I Verdi, dal canto loro, assieme al movimento «Una provincia dei cittadini» hanno chiesto nero su bianco al presidente Alessandro Mazzoli (Ds) «una nuova e diversa gestione dellente», precisando che dora in poi il sostegno alla Giunta sarà subordinato «alla disponibilità e alla capacità dellUnione di realizzare i cambiamenti promessi ai cittadini». Poco dopo, gli stessi Verdi hanno sollecitato la sostituzione di tutti gli assessori provinciali che al momento ricoprano anche altri incarichi politico-amministrativi. In sostanza, mezza Giunta.
Se a ciò si sommano i malumori serpeggianti nella Quercia a causa, si dice, di incarichi esterni e nomine negli enti partecipati, e la richiesta dellUdeur di una ridistribuzione delle deleghe per porre fine all«inerzia causata dallinadeguatezza di alcuni assessori», il quadro è tuttaltro che roseo.
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