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Giustizia, Alfano: "No alla gogna mediatica"

Apertura dell'anno giudiziario nelle Corti di Appello. Il Guardasigilli: "L’autonomia e l’indipendenza dei giudici non può scindersi dall’efficienza che i magistrati devono rendere ai cittadini". Il vicepresidente del Csm Mancino: "Dialogo per la riforma" 

Giustizia, Alfano: "No alla gogna mediatica"

Milano - Il governo sta lavorando ad un diritto processuale penale che sia "giusto, rispettoso" per fare in modo che non si verifichi una vera e propria "gogna mediatica". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, intervenendo all’inaugurazione dell’anno giudiziario a Napoli. "Lavoriamo a un diritto processuale penale autenticamente giusto, rispettoso al contempo - ha detto il Guardasigilli - delle esigenze investigative e della dignità della persona, soprattutto se estranea all’investigazione e, tuttavia, coinvolta in quella che troppo spesso diventa una gogna mediatica tanto invincibile quanto insopportabile".

Alfano: autonomia ed efficienza Per il ministro della Giustizia  "l’autonomia e l’indipendenza dei giudici non può scindersi dall’efficienza che i magistrati devono rendere ai cittadini". "Questa efficenza - ha aggiunto il ministro - deve essere non soltanto tempestivamente verificata ma anche supportata da un modello organizzativo valido ed esteso a tutto il territorio nazionale". 

Mancino: dialogo per la riforma "È vero che c’è un diritto della maggioranza di governare ma c’è un dovere più forte proprio da parte della maggioranza di trovare il dialogo per evitare che una riforma così importante come quella giustizia possa essere modificata a distanza di una legislatura". Lo ha sottolineato il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, nel suo discorso per l’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte di Appello di Bari. "Noi non siamo ai tempi della stabilità dei governi - ha aggiunto - ma ai tempi della precarietà dei governi e delle maggioranze". 

Roma Prescrizione per 5.770 procedimenti in un anno. È il dato fornito dal presidente della corte d’appello di Roma, Giorgio Santacroce, con riferimento all’articolo 157 del codice penale innovato dalla cosiddetta ex Cirielli. "Il fenomeno - come segnala con amarezza il presidente del Tribunale di Roma - ha assunto le dimensioni di una grave patologia, perché la declaratoria di estinzione del reato per prescrizione, comunque la si valuti, lascia la bocca amara, evidenziando un deficit di tutela penale per le vittime e la collettività. L’idea di una prescrizione che funge da sanzione per la durata irragionevole del processo penale non può non destare forti obiezioni in chi considera assurda una prescrizione che si attiva in molti casi quando la vicenda giudiziaria si sta svolgendo o sta per giungere all’epilogo".

Milano Sono 95 i procedimenti per i delitti di omicidio volontario nel milanese e 102 quelli per tentato omicidio «con sensibile aumento rispetto all’anno precedente sia per la prima che per la seconda ipotesi». Il dato è fornito dalla Procura di Milano nella relazione del presidente della Corte d’appello, Giuseppe Grechi, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. "In tema di sequestri di persona a fine di estorsione - è scritto nella relazione -, tipologia di reati in aumento, va precisato che i nuovi procedimenti concernono tutti episodi posti in essere o da persone estranee a organizzazione criminali riconducibili alla mafia classica, e in particolare alla ’ndrangheta, trattandosi di 'sequestri lampo' posti in essere da soggetti di minore spessore criminale, mossi dall’intento di acquisire rapidamente ingenti profitti, ovvero da soggetti operanti nell’ambito di organizzazione criminali straniere attivi nel campo dello sfruttamento della prostituzione ovvero dell’immigrazione clandestina".

Firenze Gli avvocati hanno lasciato per protesta, stamattina, l’aula bunker di Santa Verdiana dove si è svolta la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario a Firenze. Motivo del gesto, il mancato saluto alla categoria, nella sua relazione introduttiva, da parte del presidente della Corte d’Appello Fabio Massimo Drago. In seguito il magistrato si è scusato della dimenticanza. "Uno scellerato lapsus - ha detto Drago - mi ha impedito di salutare i rappresentanti del consiglio degli avvocati, chiedo scusa. Per l’avvocatura ribadisco considerazione e stima".

Sicilia In Sicilia l’allarme per le carenze di organico nelle procure è già realtà. Lo dimostra il quadro di alcuni degli uffici giudiziari dell’isola tracciato durante le inaugurazioni dell’anno giudiziario. Nel distretto di Corte d’appello di Caltanissetta, ha riferito il presidente Francesco Ingargiola, su 36 magistrati che dovrebbero trovarsi complessivamente in servizio nelle procure del capoluogo nisseno, Gela, Enna e Nicosia, ne mancano ben 18, la metà. Drammatica la situazione a Gela, dove invece degli 8 sostituti previsti ce ne sono 5, tre dei quali perdipiù sono "applicati". In pratica c’è una carenza dell’80%. Negli uffici di Caltanissetta mancano un procuratore aggiunto e 7 sostituti; a Enna ne mancano 3, 2 a Nicosia. E ancora 1 alla Procura Generale e un altro a quella presso il Tribunale dei minorenni.

Napoli Due principali "cartelli" di camorra e oltre cento gruppi malavitosi con oltre 5mila affiliati sparsi in tutto il territorio napoletano. È quanto emerge da uno studio realizzato dal comando interregionale dei Carabinieri e citato dal presidente reggente della Corte d’Appello di Napoli Luigi Martone durante la relazione di apertura per l’inaugurazione dell’anno giudiziario. "I due più grossi sono il vecchio schieramento già denominato 'Alleanza di Secondigliano' e l’altro facente capo ai clan Misso, Sarno e Mazzarella" spiega Martone. Nella relazione si parla anche dello scioglimento per infiltrazioni camorristiche di otto consigli comunali dell’interland di Napoli (Casalnuovo, Arzano e Marigliano) e Caserta (Casaluce, Lusciano, Marcianise, San Cipriano di Aversa e Orta di Atella).

Infine, il presidente della Corte d’Appello ha citato l’attività delle forze dell’ordine che ha portato all’arresto di numerosi esponenti della criminalità organizzata "fra i quali noti capi clan e elementi apicali, da ultimo il latitante Giuseppe Setola, ritenuto il killer del clan dei casalesi, catturato il 14 gennaio 2009".

 

 

 

 

 

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