Giustizia per il colonnello: arresti annullati

Giustizia per il colonnello: arresti annullati

Il colonnello Maurizio Coppola, comandante dei carabinieri di Campobasso, non andava arrestato. Né la prima, né la seconda volta. L’ha sentenziato ieri la Cassazione che ha annullato la doppia ordinanza di custodia cautelare emessa, nel giro di due mesi, dalla procura di Larino. Leggendo gli atti dell’ex parlamentare dei Ds Nicola Magrone, oggi procuratore d’assalto nell’enclave giudiziaria molisana, la Suprema Corte ha ritenuto insufficienti gli elementi d’accusa contenuti nell’inchiesta «Black Hole». Accogliendo la ferma richiesta del procuratore generale, i giudici con l’ermellino hanno «annullato con rinvio», rimandando dunque all’esibizione di (eventuali) nuove prove un valido motivo per giustificare le manette al carabiniere. Già questa mattina gli avvocati del colonnello, in testa Ulrico Quaranta, chiederanno l’immediata scarcerazione.
In cella con accuse surreali: l’aver fatto parte di una associazione per delinquere i cui associati non hanno mai avuto - dicasi mai - rapporti con lui, e l’aver preso una decisione di comando sul trasferimento di un sottoposto che la procura sostiene esser invece ricollegabile agli interessi illeciti dell’associazione criminale di cui sopra. In una recente intervista al Giornale, Coppola si era proclamato innocente, aveva sollecitato gli inquirenti a rileggersi bene le carte e a rivedere i sospetti nei confronti di tutti coloro - specie i colleghi carabinieri - che dopo aver avallato la sua versione erano finiti indagati per favoreggiamento: «Io con questa associazione per delinquere non c’entro affatto se non altro perché mai, nemmeno per sbaglio, ho intrattenuto rapporti con i suoi presunti appartenenti. Credo sia tutto un grosso abbaglio. Non voglio pensare a un accanimento nei miei confronti, il mio operato è stato sempre cristallino. Vedrete, presto tornerò a casa, non può essere altrimenti». Detto, fatto.
A denunciare gli obbrobri giudiziari molisani è stato Carlo Giovanardi, deputato Udc, tra i primi ad attaccare frontalmente la procura di Larino per un’inchiesta che, a dir la verità, regala accuse surreali anche per altri indagati. La novità della Cassazione, ovviamente, soddisfa Giovanardi. Ma il suo ragionamento è a prescindere dall’ultima pronuncia: «In una lettera aperta persino Napolitano è intervenuto sul caso delle intercettazioni telefoniche innescato dall’iniziativa del gip Forleo. E assieme al capo dello Stato - dice Giovanardi al Giornale - si sono appassionati al caso schiere infinite di giuristi, opinion leader, costituzionalisti. Si sta parlando comunque soltanto della possibilità di utilizzare nei confronti di un imputato, Giovanni Consorte, ed eventualmente in seguito nei confronti di alcuni parlamentari, intercettazioni telefoniche: si tratta di un imputato non sottoposto a misure di custodia cautelare e in attesa che nel processo emerga la sua innocenza o la sua colpevolezza». Nel frattempo, continua Giovanardi, il colonnello Coppola è in cella da tre mesi. «L’orrendo delitto di cui Coppola è accusato riguarda il trasferimento di un appuntato da un ufficio all’altro in quel di Termoli con il presunto compito di spiare un capitano. Incredibile ma vero. Assieme ai colleghi Cossiga e Ascierto abbiamo denunciato l’uso distorto della custodia cautelare per un cittadino incensurato.

Ciò che sconcerta - chiude il parlamentare - è il silenzio che circonda la vicenda, la mancata risposta del governo alle interpellanze, il paradosso di un Paese dove la carcerazione preventiva viene usata per i servitori dello Stato e troppo poco spesso per i delinquenti che hanno commesso gravi reati».

gianmarco.chiocci@ilgiornale.it

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