«La giustizia, e mi riferisco soprattutto alla giustizia civile, non è un problema dell'Italia. È il problema dell'Italia, quello che impedisce la ripresa dell'economia. E le dico di più: a bloccare ogni cambiamento sono 100 persone, 100 persone che tengono in ostaggio un Paese intero».
Roger Abravanel, 70 anni, è uno dei più conosciuti consulenti italiani. A lungo è stato numero uno di McKinsey nel nostro Paese; lasciata la società americana ha iniziato a studiare la pubblica amministrazione, raccogliendo le sue ricerche in una serie di libri: da «Meritocrazia» a «La ricreazione è finita».
Sui tribunali lei usa toni forti...
«Il ragionamento è molto semplice. L'economia non va soprattutto perché la giustizia civile non funziona. Le faccio un paio di esempi: si parla tanto di start-up; pensi a un giovane che fonda un'azienda e a un cliente che non lo paga. Lui cerca di farsi dare i soldi e il debitore inadempiente arriva a sfidarlo: io non ti do nulla, tu fammi causa, ci rivediamo tra qualche anno. È una scena che è facile da immaginare perché accade abitualmente. Benissimo, o malissimo: il ragazzo, prima di avviare un'attività ci penserà venti volte e possibilmente andrà all'estero».
Il secondo esempio?
«Le banche che non finanziano gli imprenditori perché hanno in bilancio montagne di crediti inesigibili. Questo accade perché le procedure dei fallimenti, al termine dei quali potrebbero rientrare in possesso dei soldi prestati e mai restituiti, alleggerendo così i propri conti, durano anni, il doppio che all'estero».
Quindi bisogna far funzionare la giustizia. Il tema è come.
«La mia tesi è che, alla radice, l'inefficienza della giustizia non è un problema, come si dice di solito, di risorse, di leggi malfatte. Sì, c'è anche questo, ma soprattutto dell'altro. Da dieci anni studio come funzionano i 140 tribunali italiani. Una trentina lavorano in maniera eccellente, perché sono guidati da persone capaci e in grado di gestire un'organizzazione. In altri 100 casi gli uffici non vanno e, anzi, a volte ho visto dei disastri totali. La leadership di quei 100 capi è semplicemente inadeguata e quei 100 sono quelli che, come dicevo prima, rappresentano la vera palla al piede di questo Paese. Molto semplicemente bisogna sostituirli. E la dimostrazione che la differenza la fa la capacità di leadership è data da storie come quelle di Mario Barbuto, ex presidente a Torino o di Giocchino Natoli, ex numero uno a Marsala, due tribunali che funzionano. Anzi, io a Renzi avevo anche fatto una proposta».
Quale?
«Quella di approfittare delle nuove norme sull'età pensionabile dei magistrati per mandare a casa tutti i vecchi degli uffici, per sostituirli con giovani capaci, che nella magistratura ci sono. Purtroppo anche il governo ha le mani legate. E l'organo di autogoverno dei giudici, il Consiglio Superiore della Magistratura, fa quello che vuole decidendo in base a criteri come quello dell'anzianità senza tenere in minimo conto le competenze personali».
Ma un semplice presidente che cosa può fare di così miracoloso?
«Guardi, basterebbe che facesse poche, semplici cose: prima di tutto monitorare le lunghezze della cause e chiedersi perché a volte rimangono in piedi per anni; studiare il
lavoro e la produttività dei colleghi; stabilire delle regole, che spesso sono di puro buonsenso, circa la trattazione dei procedimenti. Credo che sarebbero sufficienti per migliorare radicalmente e in poco tempo le cose».AA
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