Giustizia, Di Pietro: "La dittatura è alle porte"

La Camera respinge le pregiudiziali di costituzionalità presentate dall’opposizione. Il leader Idv insorge e accusa Berlusconi di "aver raggirato" Napolitano facendo inserire la norma blocca-processi "da un suo dipendente" in un testo che "non c’entra niente"

Giustizia, Di Pietro: "La dittatura è alle porte"

Roma - La Camera ha respinto le pregiudiziali di costituzionalità al decreto sicurezza presentate dall’opposizione. Hanno votato contro 302 deputati, a favore 265. Ma il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, non ci sta e attacca: "Il disegno di legge per la conversione del decreto sicurezza ha in sé tutti i parametri per una dittatura alle porte". 

La dura contestazione dell'ex pm Il leader Idv è durissimo nei confronti del "presidente del Consiglio che non c’è" e, illustrando le pregiudiziali di costituzionalità al dl alla Camera, dice chiaro e tondo che Berlusconi "ha raggirato il presidente della Repubblica" facendo inserire la norma blocca-processi "da un suo dipendente" in un testo "con cui non c’entra niente". Di Pietro contesta l’articolo 2 ter del testo del ddl di conversione in quanto presenta "palesi" violazioni dell’articolo 77 della Costituzione "e poi - aggiunge il leader Idv - quale sarà mai stata la ratio per fissare al 30 giugno 2002 il giorno dello spartiacque fra i reati che si possono perseguire e quelli per i quali i processi vanno bloccati". L’ex pm, poi, contesta anche l’aggravante di clandestinità per i reati commessi da stranieri irregolarmente presenti in Italia. "Così facendo - dice - si apre la via a norme discriminanti. A quando un’aggravante perchè uno è di colore nero e non di colore bianco, perchè uno è di razza ebrea e non di razza ariana...?".

Di Pietro, concludendo il suo intervento, non si nasconde il fatto che "quest’Aula non concederà le pregiudiziali" e quindi la sospensione della trattazione del decreto 92/08, ma "noi le presentiamo lo stesso perchè resti agli atti, quando la Corte Costituzionale prenderà atto della norma, di come qualcuno ha usato il proprio mandato".

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