Prima un vice ministro arringa i giovani ritardatari: «Sfigato chi a 28 anni non è laureato». Poi il governo che lancia una riforma del valore legale della laurea, che prevederebbe un differente peso del titolo a seconda della qualità dell’ateneo e minore importanza per il voto. Infine lo slittamento della riforma a causa delle divisioni nel governo. Per alcuni ministri togliere valore al voto sarebbe anti-meritocratico, per altri abolire il valore legale del titolo andrebbe contro al senso comune delle famiglie italiane che vedono nel «pezzo di carta» un importante simbolo culturale. Negli Usa il candidato repubblicano Rick Santorum si scontra con Obama: «Macché tutti al college: l’università serve solo a indottrinare». Ma insomma, lo Stato deve o no attribuire valore legale alla laurea? Noi abbiamo girato il quesito a due firme del «Giornale»
Senza valore legale a contare sarà solo la qualità degli studi di Stefano Zecchi
Problema inutile Pensiamo a ridare onore al merito di Franco Battaglia
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