Gm presto libera dal fondo capestro Ma forse è tardi

Si aggrava la situazione della General Motors. Nelle prossime settimane potrebbe mancare la necessaria liquidità (11-15 miliardi di dollari al mese) per continuare l’attività. La fine si avvicina. Una tra le più grandi società del mondo, presente in oltre duecento Paesi, rischia ora il collasso. Nei primi nove mesi, di quest’anno il gigante di Detroit ha consegnato 6,65 milioni di veicoli, il 5,8 % in meno, contro 7,05 milioni di Toyota. Quest’anno il primo costruttore di auto giapponese supererà Gm e diventerà il primo al mondo.
Nel solo terzo trimestre, Gm ha perduto l’11,4%, ha prodotto 2,11 milioni di veicoli contro i 2,24 di Toyota. Nessuno pensava che la situazione potesse precipitare così rapidamente.
General Motors, il simbolo dell’industria dell’auto, la società con un secolo di vita che oggi occupa oltre 320mila persone (erano 360mila solo pochi anni fa) ha registrato una nuova perdita di 2,5 miliardi di dollari nel terzo trimestre di quest’anno. Nell’ultimo triennio ha accusato perdite per oltre 50 miliardi di dollari. Il presidente Rick Wagoner per rilanciare il gruppo aveva già previsto la chiusura di almeno quattro impianti nordamericani, l’esubero di migliaia di posti di lavoro, il taglio dei costi in ricerca e sviluppo e scelto di concentrarsi maggiormente sulle auto piccole. Il crollo delle vendite dei truck e dei Suv è stato drammatico. La quota di mercato del gigante in agonia si è ridotta, negli Stati Uniti, al 20% contro il 28% del 2000. Lo sviluppo dei mercati emergenti non è più sufficiente a far galleggiare il gruppo. Per evitare la bancarotta, è necessaria una decisa ripresa delle vendite negli Stati Uniti. Al momento improbabile.
Barack Obama è favorevole ad azioni di sostegno dell’industria dell’auto il cui fallimento appare come un vero disastro. Sembra disposto a raddoppiare il sostegno economico per Gm, Ford e Chrysler da 25 a 50 miliardi di dollari, a patto che l’aiuto venga destinato allo sviluppo di auto ecologiche. Ma questi soldi potrebbero non bastare. Intanto, mentre si discute, i tempi stringono. Una decisione verrà presa ai primi di dicembre.
Anche in Europa sono a rischio 12mila dipendenti che fanno capo a Gm (di cui 6-7mila alla Opel), su un totale di 62mila. Il titolo General Motors a Wall Street è crollato a 2,92 dollari, è ai minimi da 66 anni. La costante opera di erosione del fondo pensione che da oltre un decennio appesantisce i bilanci del gruppo è stata fatale. L’autunno scorso Gm ha firmato un accordo con i sindacati per conferire la gestione a Veba, un trust, che nel 2010 libererà la società dal fondo oneroso. Già a fine anno 100mila ex colletti bianchi del gruppo, ora in pensione, saranno privati della copertura sanitaria. Per la casa di Detroit è un risparmio di 1,5 miliardi di dollari l’anno.
Il fondo che paga pensioni, assistenza sanitaria e benefit ha chiuso il 2007 con un deficit di 39 miliardi di dollari. Il valore di mercato dell’attivo del fondo a livello globale è di poco più di 130 miliardi, ma le obbligazioni emesse per sostenerlo ammontano a 171 miliardi.

Obbligazioni che andranno onorate. I debiti del fondo sfiorano i 59 miliardi di dollari, negli ultimi 14 anni è costato ai bilanci di Gm oltre 98 miliardi di dollari (7 miliardi di passivo ogni anno). Ora Obama è costretto a intervenire.

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