«Il gol di mano di Adriano? Con i se non si vince...»

Il derby di Milano torna a scaldare il campionato. «Ah, se non ci fosse stato quel gol di mano di Adriano nel derby di ritorno...»: il lamento telefonico di Adriano Galliani, raccolto e rilanciato da Silvio Berlusconi, il presidente del Consiglio in visita a Napoli, riaccende la sfida milanese e infiamma il dibattito calcistico per qualche ora. «A quest’ora - parole e pensieri di Adriano Galliani riprodotte da Berlusconi - saremmo a un punto dall’Inter» il conteggio che riferisce di un eventuale successo del Milan: col pari invece il distacco sarebbe di tre punti. Dal premier, che vive fisicamente distante mille miglia le vicende del Milan ma col cuore sempre vicino alla sua squadra (e i tifosi, ieri, sul sito ufficiale, hanno salutato l’intervento con un grande applauso), è arrivata anche la chiosa successiva. «Ho risposto a Galliani che col condizionale nel calcio non si va da nessuna parte»: come dire, fine dei rimpianti e anche di eventuali sogni di rimonta che non trovano cittadinanza dentro il pianeta Milan. Con qualche doverosa eccezione, tipo Zambrotta, il quale segnala: «Poiché nel passato ho perso scudetti con 9 punti di vantaggio, sono portato a credere che possa accadere ancora tutto». Ma è l’unica voce accreditata, il resto è un rosario di valutazioni diverse e molto più attendibili.
Tipo quella avanzata da Galliani, reduce dalla domenica dedicata agli ospiti del Dubai e che si riferisce alla fioritura tardiva di Kakà. «Sono i fuoriclasse che scavano la differenza» la sua idea avvitata su un dato inequivocabile: quest’anno Ibrahimovic non è mai mancato all’Inter, Kakà è rimasto fuori troppo tempo, un totale di 12 domeniche, compresi gli spezzoni insignificanti, per non farsi notare. Addirittura secondo un sofisticato calcolo è possibile stabilire che con Kakà in campo il Milan ha conquistato più punti rispetto a quelli procacciati da Ibra per conto dell’Inter. Numeri, è vero. Che non offrono alcuna garanzia ai propositi di rimonta confidati nei circoli del tifo. Persino Zaccheroni, ultimo protagonista di una impresa del genere (sulla Lazio, stagione ’99, 8 punti nelle ultime 7 partite), è uscito allo scoperto con un calcolo semplice semplice. «Considerando che mancano 5 partite alla fine del campionato, 7 punti di distacco mi sembrano tantissimi. Solo l’Inter, a questo punto, può perdere lo scudetto. Finché è possibile, è giusto spingere sull’acceleratore perché la storia del calcio insegna che non bisogna mai demordere» il ragionamento articolato da Zac.
Perciò è il caso di consolarsi con la citazione del principe Carlo d’Inghilterra («mi sembra che un calciatore inglese stia facendo una impressione decisamente ottima nel Milan» riferita a Beckham) o col giudizio di Adebayor che ha paragonato l’interesse del Milan a quello di «Beyoncè per un ragazzo». Piuttosto, l’intervento di Silvio Berlusconi è apparso risolutivo per far luce sui rapporti tra il club e Ancelotti: «Sono amico ed estimatorte di Carlo.

Ci siederemo ad un tavolo per discutere dell’anno prossimo alla fine del campionato». Che vuol dire: nessuna decisione è stata adottata in un senso o nell’altro. E che la permanenza di Carlo a Milanello, è tutt’altro che scontata.

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