«Da quando ho assunto la presidenza dello Ior mi sono impegnato con tutto me stesso, secondo le indicazioni ricevute dal Papa e dalla Segreteria di Stato, per rendere ogni operazione più trasparente e in linea con le normative internazionali antiriclaggio... Per questo oggi mi sento davvero umiliato». C’è scoramento ma anche rabbia nelle parole di Ettore Gotti Tedeschi, 65 anni, piacentino, professore di «Etica della finanza» all’università Cattolica, presidente del Santander Consumer Finance, da un anno esatto presidente dell’Istituto per le Opere di Religione, la banca vaticana, e ora indagato per violazione delle norme antiriciclaggio. L’uomo al quale Benedetto XVI ha affidato il rinnovamento delle finanze della Santa Sede ammira la spiritualità dell’Opus Dei e a chi gli chiede quante ore della sua giornata dedichi a Dio e quante al denaro, risponde: «Cento per cento all’uno e cento per cento all’altro. Dio è sempre presente in tutto quello che faccio». Il Giornale l’ha intervistato.
Qual è stata la sua reazione alla notizia dell’inchiesta sullo Ior e su di lei?
«Amarezza e umiliazione. Non saprei cos’altro dire. Insieme al direttore generale dell’Istituto, Paolo Cipriani, mi sono impegnato nell’affrontare i problemi per i quali oggi vengo indagato. Stiamo lavorando per entrare nella cosiddetta White List, cioè l’elenco dei Paesi che rispettano le norme internazionali antiriciclaggio e contiamo di farcela per dicembre. Ho un eccellente rapporto con la Banca d’Italia e c’è un continuo scambio di informazioni...».
Può spiegare che cosa è successo con il Credito Artigiano e quei 20 milioni di euro diretti a JP Morgan di Francoforte?
«Intanto chiariamo che si tratta di un giroconto Ior su Ior: semplicemente abbiamo trasferito del denaro per investirlo in bond tedeschi».
Perché non sono state rispettate le norme antiriciclaggio?
«Noi stiamo attuando le norme. Nel caso oggetto dell’indagine si è trattato di un errore nelle procedure messe in atto con il Credito Artigiano. Ma l’operazione è chiarissima, non c’è nulla di nascosto né da nascondere: soltanto un trasferimento di fondi dello stesso Ior».
La Segreteria di Stato le ha rinnovato totale fiducia...
«Ho incontrato il cardinale Bertone, e l’ho trovato molto preoccupato per quanto accaduto. Sono stato invitato a rimanere al mio posto, anche perché sto facendo esattamente ciò che mi era stato chiesto di fare, cioè rendere sempre più trasparente ogni operazione dello Ior. Questa è la precisa volontà dei miei superiori e per questo considero quanto sta accadendo… quasi contro natura! Un errore di procedura viene usato come scusa per attaccare l’Istituto, il suo presidente e più in generale il Vaticano».
Perché crede che qualcuno voglia attaccare lei o la Santa Sede?
«Mi sembra che dal comunicato della Segreteria di Stato traspaia bene questo senso di stupore. Finiamo nel mirino proprio nel momento in cui stiamo lavorando più alacremente possibile per applicare la norme antiriciclaggio.
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