Roma

Il governo fa più bella Roma: pioggia di soldi per il Palatino

In totale utilizzabili 14,7 milioni solo nel 2006 Buone notizie per la Domus Aurea: altri 3 milioni

Quasi quindici milioni di euro. È questo lo stanziamento totale del governo per la Domus Aurea, il Palatino e Palazzo Altemps. Lo ha annunciato il ministro per i Beni culturali Rocco Buttiglione ieri nel corso di una conferenza stampa svoltasi a Palazzo Massimo. Una conferenza nella quale Buttiglione ha esordito così: «Oggi parliamo di Roma». Alla faccia di «chi su questi temi si straccia le vesti. Noi cerchiamo di dare risposte concrete». Ed ecco quindi un pesante rilancio sul tavolo del recupero «del più grande museo a cielo aperto del mondo». «Roma - taglia corto il ministro - reagirà così alla difficile emergenza, con l’assegnazione di risorse adeguate per risolvere i problemi».
I conti li fa il soprintendente ai beni archeologici Angelo Bottini. Prima di tutto per Palatino e Foro Romano erano già stati erogati 7,4 milioni di euro, ai quali vanno aggiunti 1,6 milioni di euro dalla legge di Roma capitale. Venerdì scorso il consiglio superiore dei Beni culturali ha poi dato via libera al piano delle spese ordinarie del ministero, che prevede 2 milioni di euro in più per l’area archeologica centrale, con i quali si potrà completare il monitoraggio sul Palatino avviato dal professor Giorgio Croci e iniziare il consolidamento definitivo. Le notizie migliori sono invece per la Domus Aurea, che necessita di lavori di consolidamento dopo i cedimenti e la parziale chiusura di dicembre. Ai 765mila euro già stanziati in Finanziaria (che nei prossimi 15 anni saranno incrementati con 4 milioni), da subito si aggiunge una dotazione straordinaria del Cipe di 3 milioni di euro, operativi nell’anno, per fronteggiare le emergenze e avviare il restauro in vista della riapertura delle prime sale nell’arco di un triennio, a cui seguirà poi il completamento dello scavo extra-dosso.
Ma questi interventi da soli non bastano per la sistemazione completa del Palatino che ha bisogno di una programmazione pluriennale. La soluzione, «due piccioni con una fava», dice il ministro «dovrebbe venire dai lavori della linea C della metropolitana che assicurerà la continuità dei finanziamenti per cinque anni (il 3 per cento della spesa per le grandi opere va ai Beni culturali), attraverso una convenzione col ministero delle Infrastrutture e con la società Arcus. Cui dobbiamo - ricorda Buttiglione - gli scavi di Carandini sul Campidoglio e la scoperta dell’ingresso monumentale di Villa Adriana».
«Quanto alla Domus Aurea - prosegue il ministro - si doveva scavare dall’alto e impermeabilizzare la volta. Invece si è preferito scavare sul fianco e l’acqua, attraverso i giardini di Colle Oppio, si è infiltrata. Non cerco polemiche, se non ci credete chiedete agli esperti, a La Regina che si batte contro questo tipo di scavi».
A dare voce alle polemiche di questi giorni c’è anche Palazzo Altemps, una parte del quale di proprietà della Confcooperative sarà venduto a privati per 27,6 milioni di euro. «Abbiamo ricevuto la notifica il 15 marzo - spiega Buttiglione -, il termine di scadenza è il 15 maggio, è nostra intenzione esercitare il diritto di prelazione, ma non ci bastano i denari. Occorre il potente sostegno del Demanio che ha già dato una risposta, ma è insufficiente». Oltre al reperimento dei fondi, secondo il ministro, si tratta di stabilire la congruità del prezzo e anche che cosa il palazzo dovrà ospitare: «A noi ne serve una parte - ha detto Buttiglione - un’altra potrà ospitare il Museo Geologico».
Poi Buttiglione allarga il discorso al Codice dei Beni Culturali, nel quale «non esiste il silenzio assenso, chi lo dice è un mentitore, quando si dice che lo Stato ha abdicato ai poteri di tutela è falso. Non esiste nessuna minaccia per i Beni culturali che rimangono saldamente in mano dello Stato», afferma il ministro. Si distingue nettamente fra la tutela che è e rimane dello Stato, la valorizzazione che è di qualunque ente a cui appartenga il bene e la gestione che, messa sul mercato, può anche rimanere allo Stato.

Inoltre, un grosso successo e rappresentato dall’istituzione del titolo giuridico dei restauratori che dà finalmente un riconoscimento alla grande tradizione italiana del restauro e al suo livello di eccellenza nel mondo».

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