Il governo impugna due leggi della Regione

Il Consiglio dei ministri ha impugnato il piano casa e l’assestamento di bilancio della Regione Lazio. Per quanto riguarda le «misure straordinarie per il settore edilizio e interventi per l’edilizia residenziale sociale», si legge nella nota, «la legge è risultata censurabile dal Governo relativamente alle norme che prevedono l’istituzione obbligatoria di un fascicolo di fabbricato. Esse infatti, oltre a violare i principi dell’articolo 3 della Costituzione, sotto il profilo del generale canone di ragionevolezza, e dell’articolo 97 della Costituzione, in relazione al principio di efficienza e buon andamento della pubblica amministrazione, contrastano con l’ articolo 23 della Costituzione in cui è prevista una specifica riserva di legge sulle “prestazioni imposte”, in relazione alla competenza legislativa esclusiva dello Stato in materia di ordinamento civile. Ciò a maggior ragione nel caso in esame, in cui il fascicolo di fabbricato è richiesto anche nelle ipotesi di edilizia residenziale pubblica. Infatti, l’aggravio dei costi che la predisposizione del fascicolo comporta per i privati è ancora più grave ove esso venga riferito al settore pubblico». In merito all’assestamento del bilancio annuale e pluriennale 2009-2011 della Regione Lazio, si legge nella nota - «l’articolo 1, comma 52 nel prevedere, previa selezione ad evidenza pubblica, una illegittima stabilizzazione del personale dirigenziale, che ha ricoperto, per almeno cinque anni consecutivi, incarichi dirigenziali nelle strutture della Regione si pone in contrasto con l’articolo 3, comma 94 della legge 244/2007, il quale limita il ricorso alla stabilizzazione al solo personale non dirigenziale. Inoltre, tale disposizione nel consentire a tutti gli attuali dirigenti esterni della Regione, a domanda, di accedere nei ruoli dirigenziali, di fatto trasforma la posizione contrattuale degli stessi senza pubblico concorso. Così disponendo, si viola l’articolo3, primo comma e l’articolo 97, primo e terzo comma della Costituzione in quanto, così come ribadito dalla costante giurisprudenza della Corte Costituzionale, l’accesso dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni a funzioni più elevate non può derogare alla regola del pubblico concorso poiché è l’unico meccanismo strumentale al canone di efficienza dell’amministrazione».
«La bocciatura del Consiglio dei ministri di due provvedimenti chiave di Marrazzo - ha fatto notare il deputato Fabio Rampelli (Pdl) - è l’ennesima dimostrazione del dilettantismo che impera nella giunta e nel Consiglio regionale del Lazio. L’esecutivo può pure sbagliare, ma una maggioranza che si rispetti ha tutta la possibilità di emendare e migliorare un testo palesemente illegittimo». «Evidentemente sopraffatti dall’ansia di esibire un risultato - ha proseguito - hanno dato vita a un obbrobrio legislativo che il governo non poteva fare altro che impugnare. Il Piano casa proposto da Berlusconi, sottoscritto con un’intesa tra Stato e Regioni, era finalizzato a imprimere un’accelerazione all’economia attraverso il volano dell’edilizia, ma il Lazio ha complicato il quadro normativo inserendo il fascicolo del fabbricato. Il dato sconcertante è - ha aggiunto Rampelli - che le Regioni hanno impedito a Berlusconi di varare il piano casa per l’Italia, avocando il diritto di legiferare in materia e rallentando il processo di rilancio dell’economia.

Nel Lazio, gli apprendisti stregoni del centrosinistra, accecati dall’odio anti-berlusconiano, hanno smontato tutti i passi qualificanti di quella proposta e infine hanno dimostrato di non essere capaci neppure di legiferare».

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