Governo, ora Berlusconi allerta i suoi: "Maggioranza coesa o si va alle urne"

Audiomessaggio ai Promotori della libertà: "Mercato avvilente, stop a negoziati al ribasso per tirare a campare". E avverte: "Governa chi ha avuto i consensi. Chi dice il contrario invocando formalismi costituzionali sa benissimo di dire una falsità". Bocchino rilancia il partito di Fini: "Il premier decida se far parte della coalizione"

Governo, ora Berlusconi allerta i suoi: 
"Maggioranza coesa o si va alle urne"

Roma - Il bambino in camicia arancione stringe il mano il gelato e sorride orgoglioso mentre fa la foto con il premier, insieme ad una ragazzina con la frangetta. Sul lungolago di Arona il pomeriggio un po’ noioso di mezza estate si trasforma in un’eccitante esperienza quando compare Silvio Berlusconi. Passeggia confondendosi con la gente, stringe mani, posa davanti ai flash, si ferma a chiacchierare con turisti, fan e curiosi. Sfoggia, soprattutto, sicurezza e ottimismo.

Una signora lo ferma, gli parla della sua preoccupazione per il figlio, precario da quattro anni. Il Cavaliere la incoraggia: «Il governo lavora bene, l’Italia è uscita bene dalla crisi. Se ci sarà buon senso da parte di tutti, tutto andrà bene. Abbiate fiducia».

È arrivato in auto dalla sua nuova residenza sul lago Maggiore, Villa Campari a Lesa e ha subito cercato il contatto con le persone comuni. Quasi a mostrare che la maggioranza che lo sostiene è fatta di cittadini, più che di parlamentari inclini a intrighi e manovre nel Palazzo.

Il suo messaggio, con gli atti e con le parole, è sempre lo stesso e lo ripete nell’audiomessaggio ai Promotori della libertà, che si preparano a rilanciare un Pdl reduce dalla secessione finiana: «In democrazia ciò che conta è il mandato popolare, e governa chi ha ricevuto i voti per farlo». Niente ribaltoni, niente governi tecnici o di solidarietà nazionale. «Sarebbe - sottolinea Berlusconi - un atto fortemente antidemocratico, addirittura offensivo della sovranità popolare, partecipare a dei nuovi giochi di palazzo per tentare di cambiare, di sovvertire il risultato elettorale e portare al governo chi le elezioni invece le ha perse». La «strada maestra», se la maggioranza non è più compatta, è il voto. «Ritornare davanti al giudizio del popolo, che è sovrano».

Berlusconi invita i club di sostenitori del Pdl a tenersi pronti ad ogni evenienza, anche al voto a breve, e li chiama alla mobilitazione dopo le vacanze. La creazione dei gruppi parlamentari dei finiani, dice con tagliente durezza, è «un’iniziativa paradossale, se si considera che sono stati eletti tutti sotto il simbolo del Pdl, con la scritta: Berlusconi presidente». Ora ci vuole la verifica sui 5 punti del programma, perché realizzare le riforme è un «impegno assoluto». Niente «logoramenti» per «tirare a campare», niente «negoziati al ribasso», perché l’azione riformatrice non può essere «oggetto di un mercato politico che per noi è avvilente» e serve a «ribaltare il voto popolare».

Quando il termometro politico sale, l’allarme si diffonde nelle stanze del governo e si dubita della sua solidità, il premier cerca sempre di rinnovare la sua immagine di leader popolare. «La gente del lago - dice ad Arona, sorridente nella sua camicia blu - è straordinariamente gentile nei miei confronti e andando in giro ricevo da tutti l’invito a continuare, a tenere duro e a non mollare e a portare avanti la barca del governo per il bene dell’Italia».

Ai suoi avversari interni e nemici esterni il Cavaliere ricorda che con il bipolarismo gli italiani «hanno imparato a votare un leader e una coalizione, sapendo che chi prende più voti dell’avversario è legittimato a governare». Nella situazione di oggi, per Berlusconi, «il buonsenso vorrebbe che ci fosse una maggioranza che è quella voluta dagli italiani, che esprima un governo che ha fatto molto bene in questi due anni, e che ha idee chiare su ciò che si deve fare in questi altri anni di legislatura». Lui, da «ottimista, persona di buon senso», lo auspica. Ma se così non sarà, «sarà giocoforza rivolgersi agli elettori».

Rimane il punto di come la coalizione potrebbe allargarsi, di eventuali nuovi alleati, magari Casini invece di Fini. Umberto Bossi ha detto no, ma il premier lascia uno spiraglio aperto. «L’importante è che l’Italia abbia un governo e che il Paese sia governato. Il resto ha poca importanza».

Di Gianfranco Fini, l’origine di tutti i guai del centrodestra, il Cavaliere non vuole parlare. Anche se dice che presto «si vedrà chi vuole fare le grandi riforme e chi vuole perseguire obiettivi di potere e di carriera nell’esclusivo tornaconto della propria aziendina politica, anteponendo l’interesse particolare a quello generale».

A chi gli chiede se abbia un messaggio per l’ex leader di An, Berlusconi risponde laconico: «Non ho alcun messaggio da lanciare». In realtà, ogni sua parola è indirizzata, innanzitutto, all’alleato diventato nemico numero uno.

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