«Il governo pensi anche allo shipping»

Walter Bertini, direttore di Italia Futura Liguria, il grande giorno del convegno nazionale sullo shipping «RiforMare» che avete organizzato al Ducale è arrivato..
«Sì, la cosa importante è che questo appuntamento nazionale voluto a Genova da Montezemolo è stato pensato a marzo scorso da un comitato a cui hanno partecipato Maurizio Rossi e Flavio Repetto ed è stato accolto con grande piacere».
Andiamo ai contenuti, all’industria del mare appunto. Di cosa si discuterà oggi pomeriggio?
«Lo shipping è un comparto che vale il 4% del Pil. È un’attività che vogliamo riportare dall’attenzione del governo e delle istituzioni perché è dal 1998 che non si parla più di economia del mare. L’ultimo ministro dei Trasporti e della Marina Mercantile è stato Burlando, poi non c’è stato più un ministero dedicato. O meglio: a dire la verità nel 2008 Scajola ne aveva proposto uno, ma la sua richiesta non è stata recepita».
E questo ha avuto delle conseguenze negative.
«È un peccato per la Liguria, un’occasione persa, uno spreco di denaro. Non è stata fatta una politica coerente. Non si è fatta attenzione a un settore che potrebbe dare occupazione ai giovani».
Ma perché secondo lei, il governo ha lasciato in secondo piano un comparto tanto importante?
«Disattenzione, si tratta di una dimenticanza. Non di una scelta politica. Non posso pensare che ci sia dietro una volontà, sarebbe una follia. La politica probabilmente nell’enfasi di razionalizzare i costi, ha dimenticato il settore, affidando ad una direzione generale un’attività che vale un ministero. Perché se non ce n’è uno dedicato a Palazzo Chigi, nessuno se ne occupa».
E al convegno voi chiederete la giusta attenzione?
«La nostra proposta è riportare al centro del piano industriale un comparto che vale più dell’agroalimentare e del tessile e che è stato dimenticato».
Che tradotto in cifre...
«Quaranta miliardi di euro, 12 miliardi investiti in ricerca, 650mila addetti direttamente o indirettamente dipendenti».
Genova è una scelta strategica?
«Certo, Genova e la Liguria sono importanti. Da qui nasce anche il problema delle infrastrutture che non servono soltanto per portare merci, ma mettono in moto anche altre attività».
Però le infrastrutture, pensi al Terzo Valico, sembrano un punto dolente per la regione...
«La ferrovia non è un problema solo genovese. Le infrastrutture vengono viste scollegate rispetto a uno sviluppo strategico del comparto. E invece sono collegate ad una riforma dell’autonomia portuale».
Oggi ci sarà anche il presidente di Italia Futura, Luca Cordero di Montezemolo.
«Sì, Montezemolo chiuderà i lavori. Proporrà alla politica un documento per sollecitare l’interesse verso il settore, nella speranza che lo sappia cogliere. È un messaggio di attenzione, di reinvestimento e me lo lasci dire di liberismo amministrativo».
Lei insiste sulla disattenzione del governo verso il comparto, ma non pensa che ci possa essere anche una componente di responsabilità locale, oltre che nazionale?
«In passato Genova e la Liguria hanno avuto troppe contrapposizioni per fare fronte comune.

Oggi c’è una rinnovata unità di intenti di tutte le categorie produttive. Noi ci siamo, aspettiamo che la politica si ricordi che questo settore è fondamentale. Siamo qui per dire che vogliamo fare la nostra parte. Ci rivolgiamo al governo che c’è oggi. Senza alcuna polemica però».

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