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Governo sommerso dagli sfoghi delle procure

Governo sommerso dagli sfoghi delle procure

da Milano

È l’«open day» della giustizia. I magistrati italiani salgono sul palcoscenico nel giorno dell’inaugurazione dell’anno giudiziario e mettono in vetrina problemi e aspettative. In ordine sparso, perché se la giustizia è una macchina scassatissima, l’Italia è il Paese dei cento campanili e dei cento tribunali e allora c’è spazio per personalizzare il quadro, fosco per definizione, con riflessioni, digressioni, variazioni sul tema della geremiade. Lui, il per nulla cireneo Clemente Mastella, parla a Napoli e il suo discorso precipita come un meteorite: «Sono fermamente convinto che occorre ridurre i tempi del processo a cinque anni». Poi prova rientrare sulla terra: «Il mio non è un libro dei sogni».
Il fallimento
La replica più diretta arriva, al solito, da Milano. «Se fossimo un’impresa - dice il presidente della corte d’appello Giuseppe Grechi - ora parlerebbe il curatore fallimentare». Il sottosegretario Daniela Melchiorre, seduta a due metri di distanza, maschera l’imbarazzo con un sorriso sfolgorante. Ma Grechi non si lascia sedurre: «Ogni giorno mancano quattro lavoratori su dieci e il risultato è che la Corte d’appello e il tribunale di Milano hanno ridotto il numero e la durata delle udienze penali». Insomma, per ora il numero cinque resta solo sulle dita della mano.
La manovra
Il procuratore generale Mario Blandini è lontano anni luce dai toni infiammati del suo predecessore, Francesco Saverio Borrelli e dal suo barricadero resistere-resistere-resistere. Addirittura Blandini non legge ma deposita il suo intervento. Ma va all’attacco e impallina la Finanziaria: «Il Governo, a fronte di una contrazione delle risorse disponibili nella misura del 52 per cento fra il 2001 e il 2006, ha previsto una riduzione di tali risorse in ragione del 13 per cento annuo per il triennio 2007-2009. Vorrei chiedere al Ministro dell’Economia come possa definire la Finanziaria strumento di crescita». Guardacaso, è lo stesso quesito girato a suo tempo a Roberto Castelli: i Governi passano, i nodi non si sciolgono.
La lumaca del civile
Dodici anni e un mese. È la durata media, nell’ultimo anno, di una causa di successione in Emilia Romagna. Il presidente della Corte d’appello Lucio d’Orazi scatta flash impietosi: «Nel civile, dall’iscrizione del procedimento alla pubblicazione della sentenza di secondo grado, trascorre mediamente un periodo di 8 anni e 10 mesi».
Sabbia nel motore
La macchina, sovraccarica, arranca ma, contemporaneamente gira a vuoto: «L’effetto dell’indulto - spiega il Pg di Genova Luigi Rovelli - è di gettare sabbia nel motore». Il risultato? «Per parecchi anni l’impegno dei giudici penali sarà del tutto inutile». Siamo alla giustizia virtuale.
Il caso Unabomber
La perizia sulle forbici è finita con un clamoroso autogol e il Pg di Trieste Beniamino Deidda corre ai ripari con una proposta drastica: «Rinnovare il Pool degli investigatori». In tempo reale il pari grado di Venezia Ennio Fortuna, pure impegnato nella caccia al bombarolo del Nord-Est, affonda, con un cortese salamelecco, il suggerimento. Prima la cortesia: «È un’idea molto interessante». Poi la condanna: «Liquidare il Pool adesso mi sembra irragionevole».
E l’Ansa?
Fortuna va oltre e prendendo spunto da Unabomber rovescia sull’uditorio una domanda quasi filosofica: «Parlare con i media? Se mi chiama l’Ansa - è il suo punto di vista - non posso tirarmi indietro. Veniamo da una lunga tradizione di silenzi - aggiunge - e ci gettano di colpo in un mare tempestoso». Quello della notizia.
Il caso Welby
E allora ciascuno sceglie la sua prima pagina. Così venerdì Gaetano Nicastro, relatore per caso in una Cassazione senza capo, si attacca al caso Welby per sporgersi verso il Parlamento e indicare la strada ai politici, dimenticando i colleghi che affollavano il Palazzaccio: «Serve una legge per i malati terminali».
Bollettino di guerra
A Napoli i numeri sono quelli dei morti ammazzati: 456 procedimenti per omicidi volontari nel 2006.

E il presidente della Corte d’appello Raffaele Numeroso scrive l’epitaffio per la giornata: «Sembrano i dati di un bollettino di guerra».

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