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Governo tecnico, Bossi: "In piazza col premier"

Bossi boccia l’ipotesi "rischiosa" di un governo tecnico: "Nessuno è così matto da essere disposto a guidarlo". Il Pdl: "Sarebbe una ferita insopportabile per gli italiani". Berlusconi seccato dalle parole di Napolitano. Farefuturo: "Costituire una destra anti-belusconiana"

Governo tecnico, Bossi: "In piazza col premier"

Roma - Umberto Bossi torna a bocciare l’ipotesi "rischiosissima" di un governo tecnico tanto che nessuno sarebbe così "matto" da essere disposto a guidarlo. L'unica via è il voto: "E' impossibile ricucire dopo questo casino". Poi avverte: "Siamo pronti a scendere in piazza con il premier". Anche il Pdl condanna tutte le vie che violenterebbero la volontà popolare: "Pur nel doveroso ossequio alle procedure costituzionali, nessuno può ignorare il fatto che un qualunque governo cosiddetto tecnico o istituzionale rappresenterebbe una ferita insopportabile contro la scelta democratica compiuta dagli italiani".

Bossi: "Impossibile ricucire" Secondo il Senatùr Napolitano deve ascoltare tutti: Ma chi avrebbe il coraggio di offrirsi? Non c’è nessun matto che faccia il governo: lo farebbe in 5 minuti ma durerebbe 5 minuti". Esclusa anche l’ipotesi Giulio Tremonti: "Tremonti vuol bene a Berlusconi e non gli farebbe questo dispetto". Il leader leghista spiega che Berlusconi "sta provando a ricucire" lo strappo nella maggioranza "ma dopo il casino che c’è stato come fanno?". "O Berlusconi ricuce - dice nella notte conversando con i giornalisti - o si va a elezioni". Il ministro mostra però otimismo: "La maggioranza la determina la Lega e la Lega vince qualsiasi elezione". "Io ho uomini che nessun altro ha. Sono soldati. Se gli dico di saltare dalla finestra lo fanno". Per quanto riguarda invece il Presidente della Camera Gianfranco Fini, "forse è troppo amico di Casini".

La frenata di La Russa Fin tanto che siamo in grado di rispettare gli impegni, e oggi parlo di quello della sicurezza, che per me è prioritario, non c’è alcun motivo di pensare ad un ricorso alle urne. Poi chi vivrà vedrà", frena il ministro della difesa, Ignazio La Russa, spiegando che "il governo non desidera andare a casa, l’esecutivo ha un desiderio preciso, che è quello di rispettare il programma in cui si è impegnato con gli elettori". "L’unica ipotesi in cui noi prendiamo la strada del ricorso anticipato alle urne - continua - è quella che vede l’impossibilità di adempiere agli impegni che abbiamo preso con i cittadini". "Se qualcuno - spiega La Russa - mi dicesse che non posso contrastare l’immigrazione clandestina, che non posso fare leggi come quelle che abbiamo fatto per la confisca e il sequestro dei beni ai mafiosi, che non possiamo tentare di continuare a risanare l’economia come abbiamo fatto con la manovra, che non possiamo continuare sui temi etici come vogliamo e via di questo passo, piuttosto che vivere di stenti prenderemo in considerazione l’ipotesi delle elezioni anticipate".

Pdl contro il governo tecnico Anche il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone, boccia categoricamente l'ipotesi di un governo tecnico: "Pur nel doveroso ossequio alle procedure costituzionali, nessuno può ignorare il fatto che un qualunque governo cosiddetto tecnico o istituzionale rappresenterebbe una ferita insopportabile contro la scelta democratica compiuta dagli italiani". "Da alcuni anni, c’è un fatto nuovo che nessuno può mettere tra parentesi - continua Capezzone - l’indicazione sulla scheda del candidato Premier, che è quindi parte integrante, e direi decisiva, dell’espressione di voto degli elettori. Questa scelta non può e non deve essere tradita".

Cicchitto: "Votare è l'unica via" "Non vi è alcun nervosismo nell’indicare come soluzione quella di ritornare alle urne nel caso in Parlamento la maggioranza uscita dal libero voto degli italiani non venisse confermata", ribatte il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto. "Mi pare - sottolinea Cicchitto - un epilogo logico e di buonsenso. Politicamente chiaro, in linea con i fondamentali della nostra democrazia che sono quelli di rispettare il mandato popolare. Lontani dunque dalle manovre di Palazzo e vicini agli umori del popolo che, con il voto, ci ha dato fiducia e consenso a più riprese".

Farefuturo e la "destra anti-berlusconiana" "La destra c'era prima di Berlusconi e ci sarà dopo di lui, su questo non ci piove. Una destra non-berlusconiana, insomma, esiste. Una destra che non vive di chiamate alle armi, di 'scelte di campo', di spettri 'comunisti'. Una destra che non confonde la politica con l'imprenditoria, che non affonda nel populismo, che accetta la divisione dei poteri, che non brama l'onnipotenza e non adotta categorie feudali come la 'fedeltà al capo' e il 'tradimento'. Una destra serena, libera, democratica, laica. Una destra che si è accorta che il Muro di Berlino non c'è più. Una destra che naviga in mare aperto. Una destra - per riprendere la provocazione di Fabio Granata - non ha nemmeno paura di immaginarsi pronta a parlare, per il bene del paese, con la tanto odiata 'sinistra'. Esiste. E abbiamo provato a darle voce, in questi lunghi mesi".

La fondazione Farefuturo torna ad attaccare il Pdl annunciando "la nascita di una destra orgogliosamente e rigorosamente anti-berlusconiana rientra sempre di più nel novero delle possibilità della storia, adesso".

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