Il governo vara un Dpef a prova di Europa

Deficit al 3% nel 2007, fondi per la sicurezza. Il premier: «Sono il primo contribuente italiano, tutti devono pagare le tasse»

Gian Battista Bozzo

da Roma

Il governo conferma l’impegno, preso in Europa, di ritornare sotto un deficit del 3% entro la fine del 2007. Si impegna inoltre a stanziare, con la legge finanziaria, «adeguate risorse per la sicurezza del Paese»: un’aggiunta dell’ultim’ora al testo del Dpef, legata ai tragici attentati terroristici a Londra.
«Abbiamo approvato il Dpef all’unanimità - commenta Silvio Berlusconi al termine del Consiglio dei ministri - e adesso inizia il confronto sui contenuti con le parti sociali». Confermato il taglio dell’Irap. «L’intervento più significativo - spiega - è l’aiuto alle imprese, per incentivarle a nuovi investimenti: per questo andremo verso l’eliminazione dell’Irap a partire dal costo del lavoro». Il governo, nel Dpef, afferma che l’attuale fase di ristano non è destinata a durare a lungo. Berlusconi conferma che la situazione dell’economia non è preoccupante, «non è quella che leggo sui giornali». E da «primo contribuente del Paese», ribadisce l’impegno per ridurre un’evasione fiscale ormai insostenibile.
Il Documento di programmazione economica e finanziaria varato ieri prevede una discesa del deficit dal 4,3% del 2005 al 3,8% nel 2006 e al 2,8% nel 2007. A questo fine, saranno necessarie due manovre: quella per l’anno prossimo pari allo 0,8% del pil, mentre per il 2007 il Dpef fissa una correzione dell’1%, superiore alle richieste Ue. Calerà anche il debito pubblico dal 108,2% di quest’anno al 105,2% a fine 2007. Il Dpef non fa tuttavia cenno agli incassi futuri da privatizzazioni, in precedenza ipotizzati in circa 15 miliardi di euro l’anno.
Il Dpef prevede inoltre un tasso di disoccupazione stabile intorno all’8% e un tasso d’inflazione programmata dell’1,7% nel 2006 e nel 2007, e dell’1,6% nel biennio successivo. L’incremento dei consumi dovrebbe superare il 2%, mentre la pressione fiscale 2006 scenderà di un punto percentuale, raggiungendo il 40,3%. La riduzione dell’Irap sul costo del lavoro avverrà a partire dall’anno prossimo: sarà la legge finanziaria, conferma anche il premier, a stabilirne il valore complessivo e le modalità.
Approvato dal governo dopo tre ore di discussione a Palazzo Chigi, il Dpef rappresenta la cornice contabile entro la quale sarà disegnata a settembre la finanziaria. Il saldo netto da finanziare per il 2006 è fissato al massimo in 56,5 miliardi di euro, ed a 48,3 miliardi per il 2007. La discussione a Palazzo Chigi non ha alterato la sostanza della bozza presentata da Domenico Siniscalco: «Solo qualche modifica stilistica...», ha detto il ministro dell’Economia. La Lega Nord ha chiesto interventi di carattere sociale a favore delle famiglie. «Qualche aggiustamento sarebbe opportuno per i nuclei più poveri - concorda Berlusconi - e ne discuteremo in finanziaria».
Lo sforzo del Dpef 2005-2009 è quello di programmare un quadro di ripresa dell’economia. La leva più importante per rilanciare la crescita è quella rappresentata dalle opere pubbliche. Il Cipe (comitato interministeriale per la politica economica), riunitosi poco prima del Consiglio dei ministri, ha approvato un incremento da 125,8 a oltre 170 miliardi di euro per il piano infrastrutture. «Se ripartono bene gli investimenti - afferma il governatore Antonio Fazio, presente alla riunione - la crescita sarà sostenuta. La caduta della produzione industriale è finita e secondo le nostre simulazioni - aggiunge il numero uno della Banca d’Italia - la crescita dell’1,5% nel 2006 è possibile». Fazio sostiene che occorrono forti incentivi per le opere pubbliche: «Se nei prossimi trimestri avremo tassi di crescita dello 0,3%, gli obiettivi saranno rispettati», osserva.
Non manca poi, da parte del governatore, un accenno alla questione della competitività del Paese: «Le nostre difficoltà a competere - spiega - non dipendono dalla concorrenza cinese, ma dalla nostra struttura produttiva». Fazio ricorda infatti che ben il 16% degli occupati è concentrato nel tessile e nel calzaturiero, i settori più esposti alla concorrenza, mentre in Francia la percentuale è del 6%.
Lo scenario dipinto dal Dpef è improntato alla prudenza.

Secondo il Fondo monetario internazionale è invece possibile che si possa far meglio del 4,3% in termini di deficit a fine anno. La missione del Fmi, che ha concluso ieri la visita in Italia, prevede una crescita zero per il 2005, ma un rimbalzo fino all’1,5% nel 2006.

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