Gramellini, il Gianduja amaro degli anti-Silvio

Caro Granzotto, in un suo «Buongiorno» Massimo Gramellini ci informa che, durante la manifestazione di sabato scorso, Silvio Berlusconi ha proclamato che lui e il suo governo entro il 2013 vogliono vincere il cancro. Sia gentile, mi faccia sapere se è vero. Infatti mi sembra strano che una simile affermazione non sia stata ripresa da tutta la stampa sinceramente democratica per poter coprire Berlusconi di pernacchie. Nel rispondermi però tenga presenti due cose. Le chiedo se Gramellini ha detto il vero: chi tace acconsente. Se fosse vero, la imploro, ce lo confermi dopo le elezioni regionali.
Vermezzo (Mi)

Fra i professionisti dell’antiberlusconismo (tutti disoccupati, quando il Cavaliere tirerà i remi in barca. E niente cassa integrazione per loro), Gianduja Gramellini si distingue per il piglio tartufesco e querimonioso, quello dell’«Oh basta là, ma dove andremo a finire, signora mia...» da professare sorseggiando un bicchierino (poco, ché costa) di Barolo chinato. Trattasi di antiberlusconismo sabaudo o meglio della Marca di Cuneo - dove, si sa, i migliori hanno fatto il militare - e commercializzato sulle pagine della Stampa, il foglio locale. Come tutti gli antiberlusconidi, anche Gianduja Gramellini ciurla assai nel manico andando a cercarsi dove non c’è il crimen sollecitationis che gli consenta i roridi predicozzi coi quali a fine mese tira poi le paghe per il lesso. Al dunque: Berlusconi non ha detto che entro tre anni intende debellare il cancro. E non ha detto che a farlo sarà lui, di sua mano. Ha detto che uno degli impegni del governo nei tre anni di legislatura che restano sarà quello di lavorare, di attivarsi, di mettere a disposizione uomini e mezzi per sconfiggere il cancro. A tal proposito realizzando in Piemonte quella «Città della Salute» - e dunque facendo di Torino «il centro di eccellenza per la ricerca contro il cancro» - che la parolaia, la friggitrice di aria madamin Bresso promette da una vita senza che ce ne sia traccia nemmeno sulla carta.
La versione gramelliniana è invece: «Urlava: entro il 2013 vogliamo vincere il cancro. Giuro, diceva proprio così. Vo-glia-mo vin-ce-re il can-cro». Entro. Giurerebbe il Gramellini d’aver udito o letto la preposizione «entro»? Cioè «prima della fine» del 2013? Ma anche se fosse, che male c’è ad affermare: «Vogliamo vincere il cancro che colpisce ogni anno 250mila italiani e che riguarda quasi due milioni di nostri cittadini»? Scrive l’immusonito Gramellini: «Passi per le barzellette, le favole e persino le balle. Fa tutto parte del campionario di iperboli del bravo venditore e il pubblico ormai è assuefatto allo show. Ma anche a un’alluvione bisogna mettere un argine. Bene, per me il cancro rappresenta quell’argine. Non è: un milione di posti di lavoro. Non è: meno tasse per tutti. Il cancro è una cosa seria».

E allora? Umberto Veronesi, non certo un berlusconiano e persona nella quale Gramellini afferma di por fiducia, ha così commentato la dichiarazione di Berlusconi: «Se questa è un’indicazione della volontà del governo di investire fortemente nella ricerca diagnostico-terapeutica contro i tumori, la comunità scientifica sarà contenta e ben felice se questo avviene». E Gramellini invece che cosa fa? Pur di marcare il suo antiberlusconismo si mette a gufare: «Forza cancro!».

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