Alla fine O mia bella Madunina diventa romanticissima: suonata coi mandolini, le voci in coro dei milanesi in sala e lanima napoletana dellOrchestra italiana di Renzo Arbore. Che è tornato in città laltra sera con il suo tour, perché - racconta sul palco del Teatro Smeraldo - qui è stato il battesimo dellOrchestra, 18 anni fa. E infatti il «clarinettista jazz» di Foggia assicura che «A Milano non fa freddo» (come il libro del napoletano Giuseppe Marotta), no, anche se il clima è ancora invernale, perché al Nord è tutto un applauso, a ogni parola, ogni assolo di chitarra, ogni battuta, «facci Luna rossa», applausi perfino alle immagini della tournée nel mondo che sfilano come sfondo, Mosca, Shanghai, Pechino, Guadalajara, Montreal, San Paolo. Allora le canzoni napoletane sotto la Madonnina funzionano, contaminate dallOrchestra con rock, blues, country, reggae, ritmi sudamericani. E sono cantate da tutti, non solo battiti di mani, cè chi commenta con le mani, muove il dito allinsù come fanno i napoletani, quelli veri. Ci sono gli swing con Don Gegè (Telesforo), nel bel mezzo di Ma la notte, il jazz della parola, le risate sulle insegne napoletane, Ciao ciao bambina suonata al piano da Arbore, la serenata siciliana, Llarte do sole («la cantavano gli operai, nel 43, a Foggia, quando ricostruivano la città»), Malafemmena e Reginella, Totò e Murolo, O Sarracino.
Poi in platea ci sono i vip milanesi, cè anche Romiti («sa, la Cinquecento, per noi era unalcova...») e soprattutto Enzo Jannacci: «Lho sentito a Roma - è lomaggio di Arbore - e mi ha fatto tornare la passione per la musica». Applausi anche a Jannacci, da tutto il teatro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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