Il grande riscatto del made in Italy

Il grande riscatto del made in Italy

AmsterdamTe lo do io lo spread! Capita spesso all’industria italiana, quando va a confrontarsi con i maggiori competitor internazionali, di invertire le tendenze. E lo fa creando il vuoto, come è accaduto in settimana al 21° Mets di Amsterdam, la più grande rassegna mondiale degli accessori nautici. Con tedeschi, francesi, olandesi, inglesi e americani costretti a inchinarsi all’italico genius.
Il prestigioso premio «Dame Award 2011», massimo riconoscimento per il settore, infatti, lo ha portato a casa un’azienda di Villasanta (alle porte di Monza). Si tratta della Scm (Stampaggio Costruzioni Metalliche). Questa piccola realtà di provincia ha rivoluzionato il mondo degli oblò inventando quello rotante con apertura a fasi. Sostituirà il tradizionale che si apre a compasso da 200 anni.
«Un’eccezionale combinazione di funzionalità, estetica piacevole e alta ingegneria - è il giudizio dei giurati tra cui l’italiano Andrea Frabetti (gruppo Ferretti) -. Riteniamo che questa eccezionale innovazione - si legge ancora nella nota - offrirà nuove opzioni ai progettisti che cercano di massimizzare il volume interno».
Per decretare i vincitori delle otto categorie merceologiche, così come per il vincitore assoluto, la giuria ha preso in considerazione design, stile, qualità di costruzione, impatto complessivo sul settore nautico, idoneità, livello di innovazione, costo-efficacia, e impatto ambientale.
Alla rassegna hanno partecipato 230 aziende di 21 Paesi, ma la delegazione più folta è stata quella italiana con 103 imprese, riunite nella collettiva Ucina. Ben 8 le italiane tra le 43 finaliste: oltre al vincitore assoluto (Scm) - che si è anche aggiudicato il premio per categorie - altri riconoscimenti sono andati a Forniture Nautiche Italiane e Cmc Marine. Una menzione speciale, infine per la società Razeto & Casareto. Il made in Italy, quindi, fa l’en plein in un settore agguerritissimo che investe molto nel corso dell’anno nel tentativo di aggiudicarsi il «Dame».
«Sì - dice un emozionato Piero Galbani, presidente di Scm - Ci sono aziende americane che ogni anno investono qualche milione di dollari per vincere questo riconoscimento internazionale, forse il più ambito in assoluto. Noi abbiamo investito poche migliaia di euro... Non ci credo ancora. Siamo tutti emozionati, ma anche orgogliosi, di aver vinto il primo premio oltre a quello per le categorie merceologiche. Un fiore all’occhiello per la nostra azienda fondata 50 anni fa da mio padre, coronamento insperato di una lunga attività che ci ha portato alla leadership nella produzione degli oblò. La nostra intuizione è dovuta a un semplice ragionamento. Oggi, infatti, gli architetti fanno a gara per rubare il centimetro... a bordo per nuove soluzioni di comfort. L’oblò rotante può risolvere diversi problemi. Certo, il mercato è difficile. Anche all’estero non se la passano meglio di noi, ma bisogna resistere a questa benedetta crisi, non bisogna mollare. Passerà. Noi forniamo oblò per barche che vanno dagli 8 ai 140 metri. Ma è il segmento megayacht che tiene ancora bene. Lavoriamo con i grandi gruppi italiani, inglesi, ma anche gli olandesi apprezzano molto i nostri prodotti. Infine sta emergendo la Turchia, un mercato giovane e interessante che ci fa ben sperare».
Cala il sipario sul 21° Mets, come sempre organizzato da Amsterdam Rai in collaborazione con il consiglio internazionale delle associazioni dell’industria nautica, Icomia, vale a dire la super Confindustria nautica mondiale presieduta da Lorenzo Selva - numero uno di Selva Spa - primo italiano chiamato a coprire questo prestigioso ruolo.
«Quella del 15 novembre (giornata dell’inaugurazione, ndr) è stata definita la “mattinata italiana” - dice Selva, che ha tenuto il discorso d’apertura -. Vuoi per il vincitore, vuoi per le altre nostre aziende premiate o che hanno ricevuto la menzione speciale. Ma anche per l’intervento di un altro italiano, Mister Ducati, al secolo Gabriele Del Torchio, grande esperto di nautica. L’ho voluto io ad Amsterdam e lui ha portato l’esperienza di un settore diverso dal nostro. Perché? Perché Ducati è un caso particolare: nonostante il mercato in crisi, a Borgo Panigale aumentano vendite e fatturato. E così, di fronte a una platea qualificata, Del Torchio ha avuto una performance fantastica, emozionante, molto apprezzata, a mio avviso una lectio magistralis al più alto livello degli ultimi 5-6 anni. Posso dire con grande orgoglio che, oltre alle nostre straordinarie aziende, l’Italia è stata ben rappresentata se consideriamo che con Del Torchio e il sottoscritto, c’era un terzo italiano, Andrea Frabetti, come membro della giuria.

È davvero un grande orgoglio per l’industria italiana, una grande dimostrazione di capacità di innovare e di investire nell’innovazione. Siamo un popolo che sa reagire. I miei dogmi sono innovazione e internazionalizzazione: due comandamenti determinanti per la nostra stessa sopravvivenza».

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