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Grandi manovre per la successione di Tettamanzi

Il prossimo 14 marzo il cardinale compirà 77 anni e lascerà la diocesi più importante d’Europa e la più grande del mondo. Ed è già iniziata la corsa dei possibili eredi. Tra i nomi più probabili c’è il patriarca di Venezia, Angelo Scola

Grandi manovre per la successione di Tettamanzi

Fra qualche settimana, il prossimo 14 marzo, il cardi­nale Dionigi Tettamanzi compirà 77 anni e conclude­rà il biennio di proroga che la Santa Sede gli ha concesso al­la guida della diocesi ambro­siana. In quei giorni si mette­rà in moto la macchina per la designazione del suo succes­sore. Un procedimento non facile: si tratta infatti di indivi­duare il vescovo della diocesi che se si incrociano i dati sul numero di battezzati e sul­l’estensione del suo territo­rio può considerarsi la più grande del mondo e di certo la più importante d’Europa. Non è inusuale che un car­dinale residenziale venga la­sciato al suo posto per un cer­to tempo dopo il compimen­to del 75˚ anno d’età e la pre­sentazione delle dimissioni obbligate a norma di diritto canonico. Se gode di buona salute e non ha chiesto di la­sciare subito l’incarico (co­me ad esempio fecero a suo tempo i cardinali Carlo Ma­ria Martini e Giacomo Biffi), uno o due anni di proroga so­no la norma. Del tutto straor­dinaria è stata invece la deci­sione vaticana di comunica­re, su richiesta degli interes­sati, l’esatto periodo di que­sta proroga: è accaduto una prima volta con il cardinale Severino Poletto, arcivesco­vo di Torino. Si è ripetuto con Tettamanzi. E così come il meccanismo della successio­ne si è velocemente attivato lo scorso giugno subito dopo lo scadere del biennio con­cesso a Poletto al quale è suc­ceduto l’arcivescovo Cesare Nosiglia, tutto fa ritenere che questo avverrà anche con Tettamanzi, nonostante qualcuno ipotizzasse per lui un’ulteriore proroga per per­mettergli di ricevere a Mila­no Benedetto XVI a fine mag­gio 2012 per il raduno mon­diale delle famiglie, e persino una conferma fino al 2013, an­no in cui si celebreranno i 1700 anni dall’Editto di Mila­no. Il nunzio apostolico in Ita­lia, l’arcivescovo Giuseppe Bertello, il prossimo marzo, inizierà dunque la sua inchie­sta tra il clero ma anche tra i laici della diocesi ambrosia­na. Trattandosi della più im­portante sede cardinalizia del nostro Paese, saranno consultati anche i porporati delle altre sedi italiane. Poi tutto arriverà a Roma, nelle mani del Prefetto della Con­gregazione dei vescovi, il car­dinale canadese Marc Ouel­let. Al momento la partita è apertissima. Tra i candidati ci sono innanzitutto due car­dinali di origine ambrosiana. Il primo è il «ministro della cultura» vaticano, il biblista Gianfranco Ravasi (68 anni). Per lui, che non ha mai guida­to una diocesi, Milano signifi­cherebbe il viatico per un’eventuale candidatura in caso di conclave: l’autorevo­le vaticanista americano John Allen già da tre anni in­fatti lo indica tra i più accredi­tati «papabili» italiani. Al mo­mento le probabilità della sua nomina appaiono al­quanto remote. L’altro possi­bile candidato cardinale è An­gelo Scola (69 anni), patriar­ca di Venezia dal 2002: stima­to da Papa Ratzinger, del qua­le è stato collaboratore all’ex Sant’Uffizio, nelle diocesi che ha retto ha mostrato di non farsi condizionare dalle sue origini cielline e in questi anni nella città lagunare è sta­to protagonista di iniziative di dialogo con l’Oriente.Iltra­sferimento da una sede cardi­nalizia italiana a un’altra è del tutto inusuale, anche se il primo precedente è stato rap­presentato proprio da Tetta­manzi, trasferito sessantot­tenne da Genova a Milano. Il candidato considerato più vicino al Segretario di Sta­to Bertone è l’attuale vescovo di Piacenza, Gianni Ambro­sio ( 67 anni), di origini vercel­­lesi, già assistente ecclesiasti­co dell’Università cattolica a Milano. Ci sono poi tre nomi di vescovi della Lombardia su cui potrebbero puntare i sostenitori della continuità con Tettamanzi: Luciano Mo­nari ( 69 anni a marzo), vesco­vo di Brescia; Diego Coletti (69 anni), vescovo di Como e il neo-vescovo di Bergamo, Francesco Beschi (60 anni il prossimo agosto). Mentre tra gli attuali vescovi ausiliari di Tettamanzi, l’unico nome che si fa è quello di Franco Giulio Brambilla (61 anni). Più defilata appare la candi­datura del vescovo di San Ma­rino, Luigi Negri (69 anni), di origini cielline, a lungo do­cente alla Cattolica. Ricordando che proprio la sede ambrosiana il secolo scorso ha avuto tre pastori che vi sono arrivati senza pre­cedenti esperienze episcopa­li – Alfredo Ildefonso Schu­ster (beato), Giovanni Batti­sta Montini (Papa e candida­to agli altari), Carlo Maria Martini – c’è chi auspica l’ar­rivo di un giovane outsider come l’attuale Custode di Terra Santa, il francescano bergamasco Pierbattista Piz­zaballa (47 anni). Tettamanzi è un arcivesco­vo amato dai fedeli, con i qua­li s’intrattiene con semplicità al termine di ogni cerimonia e che il settimanale Famiglia Cristiana ha eletto «italiano dell’anno 2010», in quanto simbolo di «una Chiesa che non si arrocca nei sacri palaz­zi, nella cura di propri “orti­celli”. Ma dialoga con tutti. Premurosa verso gli ultimi della società».

Lascia al suo successore alcuni problemi aperti,tra i quali l’introduzio­ne delle unità pastorali e l’ac­corpamento delle parroc­chie, che una parte non inin­fluente del clero ha mal dige­rito considerandola una scel­ta calata dall’alto; la discus­sione sul nuovo Lezionario; le rigidità di alcuni collabora­tori che rivendicando l’auto­nomia liturgica del rito am­brosiano hanno prontamen­te respinto al mittente come inapplicabile il motu proprio di Benedetto XVI che ha rida­to cittadinanza nella Chiesa alla messa preconciliare.

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