La grazia e il «caso Sofri» secondo Paolo Armaroli

A chi compete il potere di grazia? Questo interrogativo, sorto nel ’91 quando Cossiga intendeva concederla a Curcio, è stato riproposto in occasione del dibattito su un eventuale atto di clemenza in favore di Sofri. Ed è dalla piega che ha preso il dibattito intorno all’ex leader di Lotta Continua che il costituzionalista Paolo Armaroli è partito per affrontare con «pedanteria di accademico e levità di giornalista» la spinosa questione sui poteri presidenziali in merito alla concessione della grazia. Ne è nato un denso pamphlet dal titolo Grazia a Sofri? Un intrigo costituzionale (Rubettino editore) che verrà presentato domani pomeriggio (ore 17) alla Sala delle Colonne di Palazzo Marini. All’incontro, moderato da Maurizio Belpietro, interverranno Francesco Cossiga, Ignazio La Russa, Marco Pannella, Giuliano Pisapia e Luciano Violante. «Il mio interesse era quello di capire se davvero fosse così scontata la posizione di gran parte dei giuristi - spiega Armaroli - arruolati da Pannella nel suo “circo mediatico” per sostenere la tesi che la grazia sarebbe un atto formalmente e sostanzialmente presidenziale, con la conseguenza che la controfirma del Guardasigilli non attesterebbe che la formale regolarità di un atto presidenziale». Armaroli è tornato allo Statuto albertino e ai lavori parlamentari preparatori della nostra Carta costituzionale per scoprire che l’atto di grazia è tutto tranne che un atto di esclusivo appannaggio del presidente della Repubblica. «Senza tornare tanto indietro nel tempo - aggiunge il costituzionalista, che insegna Diritto pubblico comparato all’università di Genova - basta citare il caso della proposta di grazia per Renato Curcio avanzata nel ’91 da Francesco Cossiga. Anche il Guardasigilli di allora (il socialista Claudio Martelli, ndr) si oppose, rifiutando di controfirmare l’atto di grazia. In quel caso, però, fu più fortunato di Castelli. Trovò infatti ad appoggiarlo lo stesso “circo mediatico” che oggi cerca in tutti i modi di portare fuori dal carcere Sofri». Il libro spazia, quindi, dallo Statuto albertino ai lavori preparatori della Costituzione repubblicana, dalla proposta di legge Boato alla riforma costituzionale, dai digiuni di Pannella alla figura di Sofri, dai poteri del Quirinale a quelli di Palazzo Chigi e di via Arenula, dal conflitto di attribuzione sollevato da Ciampi nei confronti di Castelli fino alla dichiarazione di ammissibilità da parte della Consulta.

A quest’ultima spetta ora di risolvere tale gaddiano «pasticciaccio brutto». L’udienza pubblica è prevista per il prossimo 2 maggio. «Probabilmente la decisione tarderà ancora - pronostica Armaroli -. I giudici preferirebbero aspettare di avere un nuovo presidente e un nuovo Guardasigilli».

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