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Grazie Grasso

Grazie Grasso, grazie Boldrini, grazie Bersani. Grazie di cuore da parte degli elettori di centrodestra che vedono avvicinarsi la possibilità di vincere le elezioni

Grazie Grasso

Grazie Grasso, grazie Boldrini, grazie Bersani. Grazie di cuore da parte degli elettori di centrodestra che vedono avvicinarsi la possibilità di vincere le elezioni. I rappresentanti lombardi del nuovo partito, Liberi e uguali, ieri hanno infatti deciso di non appoggiare Giorgio Gori, candidato del Pd renziano, alle elezioni regionali del 4 marzo. Già per lui sarebbe stata dura comunque, senza un pezzo di sinistra l'impresa diventa addirittura disperata. Liberi e uguali, nato dalla scissione del Pd, è in effetti la quinta, solida, gamba del centrodestra, sia alle elezioni regionali che a quelle politiche, forse (lo sapremo oggi) eccezion fatta per il Lazio, dove Grasso potrebbe allearsi con Zingaretti per racimolare qualche poltrona e briciole di potere.

Una sinistra divisa apre autostrade insperate solo fino a qualche tempo fa. È già successo, nella storia e nella cronaca politica recente (basti pensare al caso Liguria, regione conquistata da Giovanni Toti grazie anche alla scissione di Cofferati). E il bello è che la politica non c'entra nulla (Grasso e Boldrini hanno fatto, da presidente di Senato e Camera, gli utili idioti del Pd di Renzi per tutta la legislatura). Qui parliamo di sete di potere, di gelosie, invidie, in questo caso di odio. Un odio personale - oggi nei confronti di Matteo Renzi - che non trova pari in nessun'altra area politica. Muoia Sansone con tutti i filistei: questo è il programma politico dei Liberi e uguali, eredi di un comunismo che sulle faide fratricide ha costruito la sua sciagurata storia fin dai suoi primi passi.

Verrebbe da sperare, pensando al meno peggio, che Matteo Renzi esca ammaccato ma vivo dal tunnel nel quale si è infilato. Cosa difficile però, perché anche in casa sua lo stanno aspettando al varco del dopo elezioni. L'attivismo politico di Gentiloni e le non più velate prese di distanza di Calenda - uno dei ministri più amati di questo governo - secondo alcuni sono solo l'antipasto di un'imminente resa dei conti. Il cui conto sarà ben più salato degli ottantamila euro di contributi non versati che il Pd rivendica da Grasso.

Noi ci accontentiamo di osservare lo spettacolo e contare, fiduciosi, i giorni che mancano al 4 marzo, possibile giorno della liberazione dagli uni (Renzi) e dagli altri (Grasso e Boldrini) in un solo colpo.

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