Grecia, slitta l’accordo. E l’Eurogruppo annulla il vertice

Dicevano che era «a portata di mano», «a un passo» e «ormai fatto», ma l’accordo tra il governo greco e i creditori privati sulla ristrutturazione del debito ancora non c’è. Salvo improbabili colpi di scena, l’intesa non verrà siglata durante il week end, «a mercati chiusi», come aveva lasciato intendere giovedì il commissario Ue, Olli Rehn. La prova? L’annullamento della riunione straordinaria dell’Eurogruppo, in agenda per lunedì prossimo. Il vertice avrebbe dovuto affrontare il tema della seconda tornata di aiuti ad Atene, un pacchetto da 130 miliardi di euro, oltre alla questione - abbastanza spinosa - degli ulteriori 15 miliardi di cui il Paese ellenico avrebbe bisogno per ricapitalizzare il sistema bancario. Ma senza la firma allo swap sul debito, tutto si ferma. Fino a quando? «Una riunione - ha spiegato il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker - potrebbe essere programmata più tardi nel corso della settimana».
Il motivo del rinvio viene attribuito alla difficoltà delle ultime fasi del negoziato in corso ad Atene nonostante l’ottimismo espresso ancora ieri dal premier, Lucas Papademos. Ma proprio il successore di Papandreou potrebbe dimettersi se i leader dei vari partiti politici che sostengono il suo governo di salvezza nazionale non dovessero mettersi d’accordo sulle condizioni necessarie ad ottenere un nuovo piano di aiuti esterni.
Quanto ai negoziati con le banche, le indiscrezioni convergono su perdite superiori al 70%, con un taglio del valore nominale dei titoli del 50%, una cedola tra il 3,5% e il 4,5% sui nuovi interessi, e più tempo per ripagare il debito. Considerata però la difficoltà a mandare in porto l’intesa, qualche punto di attrito tra le parti deve evidentemente ancora essere risolto. Poi dovrà essere sciolto il nodo del coinvolgimento dei creditori pubblici nella ristruttuzione del debito greco, nella prospettiva di un aumento da 130 a 145 miliardi del secondo pacchetto di aiuti. Il portavoce di Bruxelles ha spiegato che, «solo quando saranno chiariti gli elementi sul coinvolgimento del settore privato (Psi), si potranno fare i calcoli necessari».
Il rinvio dell’accordo tra creditori privati e Atene oltre il week end ha affossato ieri la Borsa ellenica (-3,5%), ma non le altre piazze finanziarie, dove i rialzi sono stati compresi tra l’1% di Piazza Affari e l’1,8% di Londra, mentre lo spread tra Btp e Bund è rimasto sostanzialmente invariato (a quota 377). Merito dei dati migliori delle attese sulla disoccupazione Usa, calata in gennaio all’8,3% (8,5% in dicembre), quinto declino mensile consecutivo e valore più basso in quasi tre anni.

In un mese sono stati inoltre creati 243mila nuovi posti di lavoro, numero maggiore degli ultimi nove mesi. «È una buona notizia», ha commentato Barack Obama, secondo il quale l’economia americana «sta acquistando velocità».

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