Il pacchetto di aiuti alla Grecia, già preconfezionato da mani tedesche, ha da ieri il timbro europeo. Dopo la cappa di incertezza durata settimane, con leuro trattato come lorso del Luna Park, laccordo è cosa fatta. Più che di un successo della diplomazia comunitaria, sembra però trattarsi di una vittoria quasi senza sconti incassata dalla Germania. I principali desiderata di Berlino, ribaditi anche ieri dal cancelliere Angela Merkel prima dellincontro con il presidente Nicolas Sarkozy che ha sbloccato limpasse, sembrano essere stati sostanzialmente accolti: il soccorso ad Atene prevede prestiti bilaterali europei, ma anche un coinvolgimento del Fondo monetario internazionale. Considerato dal numero uno della Bce, Jean-Claude Trichet, «un segnale molto, molto brutto». Parole che hanno fatto scivolare leuro sotto quota 1,33 dollari. Il piano di salvataggio, che dovrà essere approvato allunanimità dai capi di Stato e di governo dellEurogruppo, scatterà inoltre solo come estrema ratio, ovvero se la Grecia non riuscirà più a finanziarsi sui mercati.
Lintesa franco-tedesca è arrivata nella tarda serata di ieri sul tavolo dei partecipanti alla riunione straordinaria dellEurogruppo, che lhanno approvata, ed oggi verrà esaminata durante il vertice Ue. Anche se ancora da chiarire in più punti, il meccanismo di intervento, subito accolto «con soddisfazione» dal premier greco George Papandreu, appare già sufficientemente delineato. I prestiti da parte dei soci delleurozona verranno erogati a tassi non lontani da quelli di mercato. Il livello non è stato ancora precisato, ma sarà certamente inferiore al 6,3% pagato ora dai greci (i tassi medi europei sono al 3,25%). Insomma, niente regalìe a fondo perduto, o quasi, che avrebbero finito per essere assimilate a un vero e proprio salvataggio peraltro non consentito dai Trattati (clausola di no bail-out). «Lobiettivo di questo meccanismo - si legge nella bozza dellintesa - non sarà quello di fornire finanziamenti ai tassi di interesse medi dellarea euro, ma di fissare incentivi per ritornare al finanziamento sui mercati al più presto possibile al prezzo di rischio adeguato». Ancora sul tavolo diverse opzioni: Berlino punta su una contribuzione volontaria, altri Paesi chiedono che siano proporzionali al peso economico di ciascuno. Non è neppure esclusa la formula che basa il contributo sulla quota posseduta nel capitale della Bce dai Paesi coinvolti nelloperazione. La cifra in gioco dovrebbe essere compresa tra i 20 e i 23 miliardi di euro, sufficiente a mettere al riparo Atene da ogni rischio di mancato rifinanziamento (tra aprile e maggio scadono titoli per 16 miliardi). La stessa Banca centrale è venuta incontro al Paese ellenico con la decisione di mantenere anche nel 2011 le attuali regole sulle garanzie fornite dalle banche in cambio di prestiti, accettando rating fino a BBB-. Una misura, ha spiegato Trichet, che consente di continuare a «proteggere adeguatamente il sistema della zona euro».
Quanto al peso del Fondo monetario nel testo dellaccordo franco-tedesco si faceva riferimento al fatto che il contributo finanziario dei Paesi delleurogruppo dovesse essere «maggioritario», mentre quello dellFmi veniva definito come «sostanziale». Fonti spagnole hanno assicurato che il contributo volontario europeo coprirà i due terzi degli aiuti, mentre al Fmi spetterebbe il resto.
Lunica retromarcia compiuta dai tedeschi rispetto alle posizioni di intransigenza manifestate nellultimo periodo sembra riguardare laccantonamento - forse solo temporaneo - della revisione del Trattato. Un passo considerato indispensabile per introdurre una vigilanza più severa sulla gestione dei conti pubblici dei Paesi di Eurolandia, ma impraticabile per la stragrande maggioranza dei partner europei.
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