Dalla Grecia il violino di Kavakos

La Grecia, un po' come l'Italia, è il Paese delle singole eccellenze cui segue il vuoto. La terra dei fuoriclasse, di personalità che finiscono per improntare la storia. Paesi di star, di solisti sommi che ti chiedi da dove sbuchino, considerato che il contesto lascia piuttosto a desiderare e manca il cosiddetto livello medio. È proprio nella Grecia avara di musicisti che nacque Maria Callas: il soprano per antonomasia, una leggenda ormai. Impazzano oggi i violinisti americani, russi e asiatici, eppure il violinismo d'ultima generazione trova la sua ragion d'essere proprio in un interprete di Atene: Leonidas Kavakos, stasera (ore 21), in Conservatorio, ospite delle Serate Musicali (info: 02-29409724, www.seratemusicali.it). Con lui, al pianoforte, l'americano Nicholas Angelich, impegnati in due Sonate di Robert Schumann e la seconda di Johannes Brahms. È greco Kavokos, che più greco non si può. Fin dall'aspetto: capelli, baffi e barba corvini, occhio profondo e indagatore, un po' filosofeggiante. Già, i filosofi che Kavakos si porta nel cuore e mente, e cita appena può. Il pensiero va a Platone quando ricorda il credo del suo primo maestro: accettare il compenso delle lezioni solo dagli allievi senza talento. Kavakos si formò insomma a costo zero, anche quando lasciò l'area mediterranea per perfezionarsi nell'Università dell'Indiana (Usa), era infatti borsista della Fondazione Onassis. Il suo è un violinismo dalla tecnica infallibile, suono terso (è noto infatti il suo Mozart), dalle interpretazioni intelligenti mai intellettuali. Un bagaglio naturale assecondato da una coppia di portenti inseparabili: lo Stradivari «Falmouth» del 1692 e un Guadagnini del 1782. Kavakos dichiara apertamente l'attrazione per la musica della propria terra, a confine con il mondo slavo e balcanico. Così, lui, cultore delle limpidezze e classicità mozartiane, confida che la sua spontaneità musicale si deve proprio alla frequentazione della musica folk. Ed è il patrimonio folclorico greco che, in compenso, ha proiettato un cono d'ombra sulla musica cosiddetta d'arte, in Grecia pressoché negletta. Perché è lo stesso Kavakos ad ammettere che «purtroppo in Grecia non è facile diventare musicisti: vi sono ancora seri problemi organizzativi».

Non che manchino le scuole di musica, «semmai ve ne sono troppe. Quello di cui abbiamo bisogno è un sistema di istruzione che possa supportare il musicista». Un'affermazione che ci riporta a casa. Un problema molto latino, dunque.

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