Sui mercati va in onda il Rischiatutto nel format ellenico: tante, troppe domande e nessuna risposta esatta. Limpossibilità di mettere insieme sia un governo di unità nazionale, sia un esecutivo di tecnocrati, ha aperto la strada allopzione più sgradita agli investitori, quella delle elezioni anticipate, provocando ieri lennesima caduta delle Borse, il surriscaldamento degli spread e lindebolimento delleuro. Il ritorno alle urne è daltra parte destinato, con buona probabilità, a non risolvere nulla, se non a rafforzare una forza anti-europeista, come la sinistra radicale di Syriza. La cosiddetta Grexit, cioè luscita dalleuro da parte di Atene, è uno spettro che sembra prendere forma giorno dopo giorno. Non essendoci precedenti, siamo in terra incognita. Nessuno è oggi in grado di calcolare gli inevitabili danni economici, le ripercussioni politiche e il livello di tenuta dellintero sistema. Tutto può insomma succedere: perfino che il tira-e-molla dialettico di questi giorni, con i leader di Eurolandia a recitare la parte dei falchi e con i greci in quella dei duri a morire, si risolva - un attimo prima della catastrofe - in una soluzione di compromesso tale da salvare la Grecia e leurozona nellattuale configurazione a 17.
Al momento, però, le carte sono ancora coperte. E i mercati agiscono di conseguenza. Dopo i tentativi di rimbalzo delle Borse visti in mattinata, nel pomeriggio la doccia fredda arrivata dalla Grecia ha innescato immediate inversioni di rotta e le Borse sono calate a nuovi minimi da inizio anno. Leuro è a sua volta caduto bruscamente al di sotto di 1,28 dollari, sui minimi da gennaio, mentre il differenziale tra Btp e Bund tedesco è volato fino a 440 punti, mai così in alto da inizio anno, mentre quello dei Bonos spagnoli ha toccato quota 490. A Milano il Ftse-Mib ha chiuso con un calo del 2,56%. Un ribasso pesante, attribuibile ai crolli che hanno coinvolto i bancari, i titoli di maggior peso dellintero listino, a causa della raffica di declassamenti decisi lunedì sera dallagenzia Moodys. Piazza Affari è inoltre stata condizionata dai dati diffusi da Eurostat che hanno certificato che lItalia è in recessione (-0,8% nel primo trimestre dopo le flessione dello 0,7% nellultimo trimestre 2011 e dello 0,2% nel terzo). Più limitati i danni a Parigi (-0,61%) e a Francoforte (-0,30%), con un andamento prudente, dettato probabilmente dallincontro tra la cancelliera Angela Merkel e il neo presidente francese François Hollande, svoltosi a mercati chiusi. Atene, per parte sua, è arrivata a crollare di oltre quattro punti percentuali per poi lasciare sul terreno il 3,62%.
I mercati speravano in uno scenario ben diverso a pochi giorni dallincontro dei leader delle otto nazioni più industrializzate al summit del G8 di Camp David. Un vertice che a questo punto sarà incentrato sui problemi dellEuropa e sulle possibili ricadute della crisi sulla crescita mondiale, anche se non è da escludere che una parte dei colloqui venga riservata alla necessità, invocata da Barack Obama dopo la perdita miliardaria sui derivati subita da JpMorgan, di rendere più stretti i controlli sulla finanza. Di sicuro, laddio di Atene alleuro non è più considerato un tabù, come dimostrano le parole pronunciate ieri («luscita ordinata della Grecia è unopzione») dalla leader del Fmi, Christine Lagarde. Ma fino a ieri pomeriggio i ministri finanziari dellEurozona ancora scommettevano sulla nascita di un governo tecnico. E qualche crepa nel muro dellintransigenza verso Atene si era vista nelle dichiarazioni del presidente dellEurogruppo, Jean-Claude Juncker. Adesso le elezioni anticipate rimescolano le carte. È evidente che la contrazione accusata dal Pil greco nel primo trimestre (un terrificante -6,2%) porta acqua al mulino di coloro che in Grecia vogliono ridiscutere le misure di risanamento legate al piano di salvataggio. Nella speranza che il nuovo accento posto da alcuni leader europei sulla crescita economica, e non più solo sul rigore, aiuti ad ammorbidire la stretta dellausterity.
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