da Milano
«Sveglia azzurri» grida attraverso il Giornale il popolo di Forza Italia. Il dibattito è cominciato proprio sul Giornale e continuerà nei prossimi giorni nelle sedi più politiche come il tradizionale appuntamento settembrino che anche questanno si rinnoverà da giovedì a sabato a Gubbio, dove verrà tratteggiata la fisionomia del partito per le nuove sfida. La discussione è iniziata su queste colonne attraverso due autorevoli interventi, quello di Gianni Baget Bozzo che ha parlato apertamente di «rifondare Forza Italia» e quello di ieri, firmato da Paolo Guzzanti, che ha disegnato la «Forza Italia che vorrei». Don Gianni è partito dal nome - lidentificazione con la squadra azzurra di calcio come catalizzatrice del sentimento nazionale - per arrivare alla definizione di «partito cristiano liberale». Guzzanti ha stilato un elenco appassionato di problemi e di disagi interni da risolvere: cosa insomma deve fare Forza Italia, ora che la sinistra ha conquistato il governo.
Quella del senatore azzurro è una ricetta decisa: «Dobbiamo guidare lopposizione e far vedere che ci opponiamo, non che siamo tanto carini costruttivi e responsabili. Io sono per unopposizione irresponsabile e distruttiva perché la nostra gente sente puzza di inciucio, anche se non cè. La gente di Forza Italia è furibonda perché nessuno lha chiamata in piazza. Il presidente di Forza Italia deve rendersi conto che ha inventato il partito, il nome, il logo, le bandiere e linno, ha inventato uno stile vincente, ma non ha inventato il suo elettorato. \ O noi accettiamo di proporci come forza rivoluzionaria democratica o siamo cotti».
Parole forti alle quali ha ribattuto colpo su colpo il popolo di Fi, quello che aspetta un cenno per mobilitarsi, quello che vuole urlare la propria rabbia, quello che riconosce Silvio Berlusconi come leader indiscusso, ma pretende una maggiore mobilitazione contro lUnione. Agli indirizzi elettronici del Giornale si sono riversate ieri centinaia di e-mail di simpatizzanti, entusiasti per le parole di Guzzanti; un popolo ancora frastornato dalla sconfitta elettorale di misura, ma desideroso di alzare la voce contro un esecutivo indesiderato.
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