Cultura e Spettacoli

Groening: «I miei Simpson? Bamboccioni come gli italiani»

GENIO TIMIDO L’ideatore dei cartoni animati più famosi al mondo per la prima volta in Europa

Cannes«Italiani bamboccioni». Il nostro Paese è nel cuore di Matt Groening, il papà dei Simpson, la famiglia più longeva e più politicamente scorretta del mondo dei cartoni animati. Per il ventennale della loro nascita, Groening è volato per la prima volta in Europa e ieri pomeriggio si è gettato nell’abbraccio delle migliaia di agguerriti operatori dell’intrattenimento mondiale accreditati in questi giorni al Mipcom di Cannes. Groening ha trascinato la sua corpulenta figura («Mi identifico con Homer», ha detto) sul palco dell’affollatissimo Palais della Croisette mentre addetti ai lavori di tutto il mondo ululavano e fischiavano un tifo da stadio. In venti anni di carriera folgorante a capo del team creativo della Fox che produce il cartone animato più venduto su tutte le piattaforme distributive del mondo (dalla tv ai comic books, dai videogame al merchandising), Groening finora si è concesso poco alle interviste. Riservato fino ai limiti dell’autolesionismo, ieri pomeriggio però ha dovuto chinarsi alle esigenze professionali e volare fino in Europa per prendersi l’applauso che l’intero pianeta industriale dell’intrattenimento multipiattaforma ha voluto tributargli.
«Grazie, grazie a tutti. Devo innanzi tutto ringraziare ognuno di voi per l’enorme successo dei Simpson», ha detto fra gli applausi prima di sedersi. «Non ho mai voluto far crescere i piccoli Bart, Lisa e Maggie Simpson perché avrebbero dovuto mantenere i pantaloni corti, come gli italiani che sono un po’ bamboccioni», ha scherzato suscitando l’ilarità, forse un po’ tirata, anche dei molti italiani presenti in sala. Il primo cartone animato politicamente scorretto della storia, irritante per i genitori ma terribilmente esilarante per i figli, dopo venti anni è un successo mondiale irresistibile e, solo di licenze per il merchandising, ha già generato un business di due miliardi di dollari. «Wow», ha commentato Groening a chi gli ricordava il dato. «Mi piacciono molto anche le cose fatte in casa e che quindi sfuggono al merchandising ufficiale», ha detto. «Me ne mandano in continuazione da tutto il mondo e ne ho la casa piena. Il mio preferito è una piccola palla con la finta neve dentro fatta da un italiano». Non sa ancora quando farà il prossimo film per il cinema «perché è troppo stancante solo pensarci. Ora non abbiamo tempo. Potremo fare un altro film solo quando terminerà la serie tv». Alla fine, con un ologramma, sul palco di Cannes è comparso anche lo stesso cartoon Homer Simpson. «Credevo che il Mipcom fosse una malattia. Invece per fortuna mi hanno spiegato che è solo una fiera. Ne sono felice ma non posso essere qui con la mia Marge che è un po’ la mia Carla Bruni, anche se non è stata con Mick Jagger. Almeno credo», ha bofonchiato l’ologramma di Homer fra le risate. «Ma adesso devo andare». In una finta intervista disegnata e messa in onda nel 1995 per il «138° episodio spettacolare dei Simpson», Groening, raffigurò sé stesso come un vecchio alcolizzato che spara biascicando al cameraman del giornalista che prova ad intervistarlo. Chissà a cosa ha pensato Groening ieri pomeriggio quando è entrato veramente nella pancia della televisione mondiale rappresentata al Mipcom di Cannes.

Non sembrava scontento e scorbutico con i media come si rappresenta anche perché, sornione, è a capo del più grande business della storia della tv.

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