Gruppo algerino voleva creare cellula in Italia

Carmine Spadafora

da Napoli

Li stanno prendendo tutti, a uno a uno: un altro terrorista islamico, Othman Deramchi, 51 anni, è stato arrestato in Francia. Si nascondeva a Marsiglia, l’algerino, condannato in via definitiva dalla Cassazione il 19 maggio scorso. Prima di lui, una settimana fa, era finito in carcere anche Yacine Nacer Ahmed, 38 anni, resosi anch’egli latitante dopo la sentenza di due mesi fa. I due, assieme ad altri sei algerini, sono accusati di avere fatto parte dell’organizzazione eversiva di matrice confessionale denominata Gia e poi Gspc (Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento).
Gli islamici sono stati riconosciuti colpevoli di essersi associati tra di loro, allo scopo di realizzare in Italia una rete di sostegno logistico dell’organizzazione eversiva di matrice confessionale denominata Gspc. Deramchi, e prima di lui Ahmed, sono stati arrestati in entrambi i casi dalla polizia Dst (Direction de la survelliance du territoire) e dai carabinieri dei Ros (Raggruppamento operativo speciale). Deramchi è stato ritenuto dai giudici, con il genero Djamel Lounici, uno degli artefici di questa rete di sostegno alle attività terroristiche in Algeria.
Secondo gli investigatori, la cellula italiana sarebbe collegata con altre organizzazioni esistenti in Francia, Germania, Regno Unito, Olanda, Belgio e Svizzera. Da questa componente avrebbe tratto origine «tutta la galassia dei gruppi maghrebini che si sono aggregati prima attorno al Gia e successivamente al Gspc», spiegano in una nota i Ros.
L’organizzazione algerina dal 1998 si riconosce nel fronte islamico di Bin Laden.

Nel 1995 ha dirottato un Airbus 300 dell’Air France che doveva essere lanciato nel centro di Parigi. Dieci anni fa, il Gruppo di intervento speciale della Gendarmeria francese riuscì a prevenire l’azione terroristica intervenendo nell’aeroporto di Marsiglia.

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