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Guai a non far giocare insieme i gemelli Filippini

Il Livorno ricostituisce la coppia di "siamesi". Emanuele raggiunge Antonio nella squadra di Spinelli: "Separati rendiamo meno".  I due "siamesi" hanno compiuto 34 anni lo scorso 3 luglio; sono cresciuti nelle giovanili del Brescia

Guai a non far giocare insieme i gemelli Filippini

Trentaquattro anni sempre insieme, nemmeno fossero gemelli siamesi. Il fatto però è che Antonio ed Emanuele Filippini gemelli lo sono davvero e al solo guardarli fanno confondere le idee: uguali, come due gocce d’acqua, a differenziarli solo un piccolo neo. «Se non giochiamo insieme non riusciamo ad esprimerci al meglio», afferma Antonio, il più anziano, di una mezz’oretta, non di più. «E quando ci siamo separati, io da una parte, Emanuele da un’altra, il nostro rendimento è calato e non vedavamo l’ora di incontrarci».

I due «siamesi» hanno compiuto 34 anni lo scorso 3 luglio; sono cresciuti nelle giovanili del Brescia e dopo due stagioni tra i cadetti senza presenze in prima squadra, sono emigrati in C all’Ospitaletto (la società del presidente Corioni) per poi rientrare nel 1995-96 alla casa madre, ancora in B, ma questa volta come titolari. Al punto che conquistano la massima categoria ed esordiscono in A insieme il 31 agosto 1997 a San Siro contro l’Inter. In 17 anni di carriera si sono divisi solo due volte: nell’agosto 2002 quando Emanuele si trasferì al Parma per una stagione e mezza e la scorsa estate quando Antonio andò al Livorno e il gemello Emanuele al Bologna. In mezzo altre stagioni al Palermo, una alla Lazio e due al Treviso.
«Ma questa volta non ne potevamo davvero più», precisa Emanuele. «Nel Bologna correvo, correvo come ho sempre fatto, ma mi sentivo perso in mezzo al campo. Mi mancava qualcosa». «Io nel Livorno ho giocato 36 partite su 38, ho anche fatto gol all’Ascoli e alla Sampdoria, una prerogativa che non mi appartiene perché il gol per noi faticatori è una chimera», ribatte Antonio. «Ma capivo che qualcosa mi mancava e quando la società mi ha detto che sarebbe arrivato Emanuele per questa stagione, se non ho fatto un salto mortale, poco ci mancava».

Sempre e solo insieme i gemelli «made in Brescia» riescono a realizzarsi, ma non sono un fatto raro, perché altri «siamesi» celebri li hanno preceduti: gli olandesi René e Willy Van der Kerkhof in campo nella finale persa con l’Argentina nel 1978; gli altri olandesi ben più noti e medagliati Frank (terzino sinistro) e Ronald (ala destra) De Boer; i nazionali svizzeri Philip e David Degen; gli egiziani Hossam e Ibrahim Hassan; i polacchi Marcin (attaccante) e Michal (difensore) Zewlakow. In casa nostra, oltre ai Filippini ci sono anche Cristian e Damiano Zenoni che il ct azzurro Trapattoni utilizzò nel febbraio 2001 in un’amichevole persa a Napoli con l’Argentina.

Antonio ed Emanuele non andranno mai in nazionale però «due al prezzo di uno» è un affare che il «tirato» Aldo Spinelli, padre-padrone del Livorno, non si è lasciato scappare.

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