Stefania Antonetti
Pronte le pinne, il fucile, gli occhiali, il costume e la ventiquattrore: peccato però che i vacanzieri e i pendolari devono attendere disarmati sui binari delle stazioni di Genova Brignole e Principe per l'ennesimo estenuante ritardo dei treni.
E come da routine ieri mattina si è consumato inesorabile un copione che oramai i genovesi, anzi tutti i liguri, conoscono a memoria: aspettare, pazientare e soprattutto sperare nell'arrivo del treno dei desideri. Ma anche questa volta le aspettative sono state tradite.
Un guasto all'impianto di segnalamento su uno dei due binari nella stazione di Quarto è diventato tra le otto e le 9 di ieri mattina la causa del rallentamento del traffico ferroviario verso levante con delle pesanti ripercussioni sull'intera linea durante la giornata.
Insomma, nulla di più antipatico in questo primo giorno di grande esodo verso le mete turistiche dei genovesi che ignari dell'accaduto sono stati costretti ad aspettare un treno che non arrivava e quando è giunto a destinazione lo ha fatto con un irritante ritardo. E l'ira dei pendolari è esplosa.
«Siamo alle solite, non c'è soluzione al problema - dichiarano alcuni viaggiatori-, abbiamo scelto di partire proprio in questa fascia oraria per non essere travolti dal caldo e invece ancora una volta ci troviamo a dover pagare il prezzo di treni soppressi e estenuanti ritardi oltretutto nel fine settimana».
La situazione infatti sui binari tra Genova Brignole e Genova Nervi è diventata subito molto seria visto che il problema ha interessato sette dei treni che tra le otto e le nove dovevano transitare verso levante con strascichi sull'intero orario di arrivo e di partenza.
Il traffico oramai congestionato non ha dato cenni di miglioramento neanche quando gli operai della società delle infrastrutture del gruppo delle Ferrovie dello Stato hanno risolto il problema.
Le stazioni si sono riempite e l'esasperazione è cresciuta fino a non poterne più. Alle 10.25 il tabellone dei treni in partenza a Brignole segnava un ritardo per Milano San Cristoforo delle 9.46 (che per altro circola solo il lunedì e il sabato) di un'ora e quaranta minuti; il treno delle 11 diretto a Roma Termini accumulava trenta minuti di attesa mentre l'intercity per Grosseto delle 9.58 indicava un ritardo «soltanto» di venti minuti.
Problemi analoghi anche per gli arrivi: l'espresso proveniente da Palermo centrale delle 8.48 ( per intendere il «treno del sole») arrivava sul binario otto con ben due ore di ritardo; analoga situazione per quello proveniente da Villa San Giovanni (Lamezia Terme) delle 9.17 che è arrivato in stazione con 45 minuti di ritardo; e ancora l'Intercity da Milano Centrale delle 9.53 arrivava sul binario 9 con venti minuti di ritardo, mentre l'intercity da Torino Porta Nuova delle 10.58 «regalava» 15 minuti di ritardo.
Ovviamente l'incubo dell'attesa ha interessato anche la stazione di Principe dove i passeggeri hanno dovuto per l'ennesima volta affrontare una paradossale situazione di emergenza.
Tutto ciò si ripete dopo che le Ferrovie dello Stato avevano precisato che i pendolari potevano incominciare a vedere rosa, sottolineando che i treni iniziavano ad arrivare in orario; tra marzo e aprile infatti si precisava che i convogli non avevano registrato ritardi considerevoli: treni puntuali nel 90 per cento dei casi, con punte del 92. Un successo, insomma, se non fosse per la Liguria che resta la regione tra le più disastrate in termini di efficienza, visto che i «regionali» puntuali sono stati, nell'aprile d'oro, meno dell'85 per cento.
E l'episodio di ieri non può che confermare - se non peggiorare - ancora una volta i dati: motivo di rabbia e sdegno da parte di chi sceglie il treno per spostarsi.
«Sono arrivata puntuale in stazione con i miei ragazzi - spiega Anna -, abbiamo deciso di trascorrere una giornata di mare a Cavi di Lavagna e per evitare il traffico e le lunghe code di questo primo fine settimana di luglio abbiamo deciso di spostarci in treno. Ma probabilmente abbiamo fatto male i nostri conti perché è già troppo tempo che aspettiamo un treno che non arriva; tanto valeva allora prendere la macchina».
L'incubo e l'esasperazione di molti nascono anche dalle lunghe file alle biglietterie che complicano oltremodo la vita a chi viaggia. Ieri mattina ad esempio nella stazione di Brignole, tra arrivi, partenze e ritardi c'erano aperte alle 11 soltanto cinque biglietterie su 10, alcune delle quali sprovviste anche del servizio Bancomat.
Se poi si aggiungono la scala mobile del binario 1 che non funzionava, i bagni profumati di candeggina ma imbrattati sui muri, il contenitore dell'estintore rotto nel sottopasso e chiuso da semplice nastro e la lunga fila davanti alle due biglietterie elettroniche, dove fare il biglietto è impresa ardua, il giudizio è rimesso inesorabilmente a tutti coloro che questa brutta situazione la vivono da troppo tempo.
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