Alessandro Ursic
Le accuse le aveva già lanciate un anno fa, quando pubblicò il libro «Il terzo incomodo»: la biografia del calciatore meno famoso di una famiglia che produsse due campioni, ma soprattutto un dito puntato contro le pratiche di doping negli anni in cui giocava, in particolare nella grande Inter di Helenio Herrera. Per le sue affermazioni, Ferruccio Mazzola è stato querelato per diffamazione dalla società nerazzurra, che ha richiesto 500mila euro di risarcimento. Con la prima udienza del processo fissata per il 19 novembre, il figlio di Valentino e fratello di Sandro torna ora alla carica, con unintervista pubblicata oggi da LEspresso. E conferma tutto.
«Sono stato anchio in quellInter dice . Il mister ci dava delle pasticche, credo anfetamine, da mettere sotto la lingua. Fu mio fratello a dirmi: se non vuoi ingoiarla vai in bagno e buttala. Ma Herrera se ne accorse, e iniziò a farcele sciogliere nel caffè». Mazzola, che nellInter di Herrera giocò solo una partita in campionato, ricorda le conseguenze di quel caffè bevuto prima di una gara con il Como, nel 1967. «Dopo la partita sono stato tre giorni e tre notti in uno stato di allucinazione totale, come un epilettico».
Il jaccuse di Mazzola contenuto nel libro portò lautore a comparire davanti al pm di Torino Giuseppe Guariniello, che ha indagato sul doping dando il via al processo contro la Juventus. Mazzola trovò spazio anche in una puntata di Domenica In. Lex giocatore di Fiorentina e Lazio, che a carriera finita ha allenato e per due anni fatto losservatore proprio per lInter, crede però che il mondo del pallone non voglia farsi un esame di coscienza. «Oggi tutti negano, anche mio fratello Sandro, che da quando ho tirato fuori questa storia non mi parla più. Quelli che stanno nel calcio non vogliono esporsi per paura di rimanere tagliati fuori dal giro», accusa.
Mazzola dice di aver vuotato il sacco perché vuole tutelare i giovani: «Il doping esiste ancora, soprattutto tra i dilettanti dove non esistono controlli. Lì si bombano come bestie», sostiene. E sbaglia lInter ad avercela con lui, aggiunge. «Io non ho niente contro di loro, non ci si dopava solo lì. Nella Fiorentina ci somministravano flebo, nella Lazio davano il Villescon per non sentire la fatica». QuellInter ha registrato negli anni varie morti sospette, come quelle di Picchi e Tagnin. E proprio nella Fiorentina degli anni 70 militavano tre calciatori Beatrice, Ferrante, Saltutti morti prematuramente, nonché altri oggi costretti sulla sedia rotelle e con gravi problemi di salute.
Solidarietà a Mazzola arriva da Carlo Petrini, un ex calciatore operato per un tumore al cervello e anche lui autore di libri sul problema.
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