Caro Granzotto, una domandina facile facile: non si era detto che tutto ciò che proviene dallEuropa è buono e giusto? E che il peggior peccato è quelli di mettersi fuori dallEuropa? E allora come mai la sinistra plaude al ministro Zaia che minaccia barricate antieuropee per impedire sul sacro suolo della Patria la coltivazione, autorizzata da Bruxelles, della patata Ogm Amflora?
Roma
Perché quella contro gli Ogm è una battaglia ideologica, caro Limentani. E quando lideologia si traduce in fede, la razionalità può anche andarsi a fare benedire. Nella sua enfasi antieuropea Luca Zaia, ministro dellAgricoltura mica dello Sport e dello Spettacolo, è arrivato a dire che non consentirà la coltivazione della patata Amflora per «tutelare produttori e consumatori». Quando è assodato che quella patata non è destinata al consumo alimentare. Bensì a quello industriale, specie cartario (si è intervenuto sul tubero per aumentarne la produzione di un amido, lamilopectina, che tende a aumentare la viscosità richiesta in molti processi industriali). Il sonno della ragione, poi, genera mostri: un mio corrispondente mi ha scritto, testuale: «Se vuoi le sementi Ogm devi consegnare tutto il raccolto prodotto da quelle sementi a chi te le vende. Come fare finta di ignorare che quella degli Ogm è una vera e propria guerra colonizzatrice, nel senso: tu lavori e io ricavo i frutti del tuo lavoro?». E badi, caro Limentani, che il mittente è persona acculturata, vanta una carriera di dirigente, legge tutti i giorni la Repubblica, segue le trasmissioni di Santoro, ha visto tre volte il film Gomorra: appartiene cioè alla molto pensosa società civile. Però è convinto - è stato convinto - che i raccolti dei 134 miliardi di ettari coltivati a Ogm - tanti ce ne sono sparsi per il mondo - debbano essere consegnati non al mercato, bensì alle società che producono semente transgenica. Per un pezzo di pane, ovviamente.
Non tutti i militanti anti Ogm sono mossi dalla cecità ideologica, come è il caso del mio corrispondente che la butta sul colonialismo e lo sfruttamento del proletariato agricolo. I più pacati, ma non per questo meno determinati, si appellano al «principio di precauzione». In pratica: non è dimostrato che gli Ogm siano dannosi alla salute (ciò che in una dichiarazione pubblicitaria hanno ammesso anche le Coop rosse, che è tutto dire), ma potrebbero esserlo. Pertanto se ne deve proibire luso. Il «principio di precauzione», nuova arma per l'incretinimento di massa sfoderata dal movimento catastrofico-ambientalista e dai circoli snob come lo Slowfood di Carlin Petrini, fa il paio con «libis redibis» della sibilla Cumana: ambiguo e fuorviante. Tuttavia il cialtronismo ambientalista lha elevato a dogma politicamente correttissimo. Fatto sta che a far la guerra agli Ogm siamo rimasti solo noi e, con qualche titubanza, la Francia. Per uno scherzo del destino ci ritroviamo nei panni di quegli «scienziati» che nel Cinquecento, quando la patata sbarcò in Europa, misero al bando il tubero perché a loro dire poteva trasmettere una sfilza di malattie tra le quali la lebbra. Fu dunque destinato ai maiali e a galeotti, ciò che non contribuì certo a renderlo allettante.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.