Stefano Zurlo
da Milano
Mille piedi puliti. Oramai è un bollettino di guerra quello che quotidianamente irrompe nelle redazioni dei giornali: indagini-matrioska in numerose città, allenatori, calciatori e arbitri che corrono da una procura allaltra per essere interrogati, iscrizioni a grappolo nel registro degli indagati. A guidare il repulisti nel mondo del pallone sono in tandem gli uffici di Napoli e Roma, per una volta lontano dalla solita cartolina del porto delle nebbie. A Napoli si studia il cosiddetto sistema Moggi e si devono ancora trascrivere buona parte della centomila telefonate intercettate in gran segreto fra il novembre 2004 e il maggio 2005, quando il calcio era lontano dai sospetti. I Pm ipotizzano il reato di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva, hanno scoperchiato la presunta cupola del calcio tricolore e potrebbero sbianchettare pure gli almanacchi: gli accertamenti riguardano infatti anche il campionato 1999-2000.
A Roma, invece, Cristina Palaia e Luca Palamara scavano sulla Gea di Alessandro Moggi, Franco Zavaglia e Chiara Geronzi. In teoria è unaltra storia, in pratica siamo sempre dentro il sistema Moggi ed è evidente il rischio di collisione, a quanto pare scongiurato dal summit dei giorni scorsi, con i colleghi napoletani Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci. In realtà cè gloria per tutti. I filoni si moltiplicano giorno per giorno: Roma ha appena cominciato a studiare il capitolo diritti televisivi, Napoli sta esplorando il fronte doping e sta valutando il peso specifico di una telefonata fra il solito, irrefrenabile Moggi e il segretario generale del Coni Lello Pagnozzi a proposito di un farmaco somministrato a un calciatore.
Più defilate, almeno finora, le altre procure. A cominciare da Torino che nelle ultime ore sembra però voler recuperare il terreno perduto: perquisizioni a raffica, accelerazione dellindagine sul cosiddetto doping amministrativo e sui bilanci della Juve, gomitate a Roma e Napoli per allargare il perimetro della competenza e riconquistare il centro della scena, abbandonato forse un po troppo frettolosamente otto mesi fa con unarchiviazione ora al centro delle polemiche.
Torino e Parma conducono poi in tandem gli accertamenti su un altro capitolo poco edificante: quello delle scommesse. A Torino si procede per il reato di scommesse illecite e sotto inchiesta è finito il portiere della nazionale Gianluigi Buffon, interrogato sabato scorso, e gli ex Juve Antonio Chimenti, Mark Iuliano e Enzo Maresca. I quattro avrebbero versato complessivamente 2,5 milioni di euro ad alcuni bookmaker di Parma che poi puntavano su eventi sportivi fra Malta e il Regno Unito. Sulla Via Emilia il Pm Pietro Errede contesta lassociazione per delinquere a un amico di Buffon e altre tre persone.
Non basta, perché in questo gioco ad incastri si è inserita anche la Procura di Udine. Anzi, il Pm Lorenzo del Giudice ha aperto un fascicolo in tempi non sospetti, nel maggio 2005, e ritiene che la febbre dellazzardo abbia toccato perfino la serie A 2004-2005. Lindagine è ormai vicina alla conclusione.
Mille piedi puliti, dunque, da una parte allaltra della penisola. A Perugia si indaga sul crac della squadra locale e da Santo Domingo, dovè latitante, Luciano Gaucci promette rivelazioni: «Se mi danno garanzie torno: so un sacco di cose». A Reggio Calabria si vogliono definire i contorni di un episodio a dir poco surreale: il presunto sequestro dellarbitro Gianluca Paparesta da parte di Moggi al termine di uninfuocata Reggina-Juve. A Brescia la miccia è stata accesa dal presidente della squadra Gino Corioni che ha riassunto così le minacce subite a suo tempo: «Se non ti comporti in questo modo, finisci in interregionale».
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