Il primo a lasciarci le penne è lingegnere Ali Mahmoudi Mimand, il padre del programma missilistico iraniano ucciso, otto anni fa, da una misteriosa esplosione allinterno del complesso militare industriale Shahid Hemat a sud di Teheran. Laltra vittima illustre, spedita allaltro mondo nel febbraio 2007 da una fuga di gas radioattivo, è il professor Ardenshir Hassenpour, un cervello della fisica iraniana catalogato dallintelligence occidentale come il massimo esperto di Teheran nel settore della ricerca militare.
Le due morti misteriose sono solo due episodi della guerra segreta lanciata dal Mossad per fermare lo sviluppo militare iraniano e arginare la sua corsa al nucleare. Prima e dopo decine daltre operazioni mozzafiato scandiscono la spietata campagna di eliminazione e sabotaggio lanciata dal Mossad e guidata personalmente da Meir Dagan, numero uno, dal 2003, della più temuta agenzia di spionaggio dello Stato ebraico. Lesistenza del «programma decapitazione», come viene definito il piano per leliminazione degli scienziati iraniani coinvolti nei piani nucleari e nello sviluppo di missili atomici, viene confermata da fonti della Cia citate dal quotidiano inglese Daily Telegraph. «I danni inferti dal piano vengono messi a segno in modo da impedire di capire quanto sta succedendo racconta al quotidiano un ex agente della Cia lobbiettivo è rallentare il più possibile la ricerca fino a quando non si troverà una soluzione definitiva».
Quando si tratta di rallentare Meir Dagan, già compagno darmi di Ariel Sharon in una unità anti terrorismo, non ha rivali. Grazie alle talpe reclutate dal Mossad e alla collaborazione con la Cia gli agenti israeliani riescono a introdurre materiali difettosi nei centri di arricchimento delluranio. Uno dei colpi più micidiali va a segno ai primi del 2006 quando gli iraniani acquistano alcune pompe difettose destinate agli impianti di Natanz. Quei congegni, manomessi ad arte da uno scienziato nucleare americano del laboratorio di Los Alamos e introdotti attraverso la Turchia dalle talpe israeliane, causano una serie desplosioni a catena mettendo fuori uso almeno cinquanta centrifughe. Il duro colpo viene riconosciuto anche da Gholamreza Aghazadeh, capo dellorganizzazione dellenergia atomica iraniana, che parla di «chiara manipolazione». Lo scacco matto arriva nel febbraio 2007 quando unaltra esplosione, colpisce il reparto in cui si trovano il professor Ardenshir Hassenpour e i suoi collaboratori. Investito da una fuga di gas letale lo scienziato si spegne in pochi giorni. Quel colpo al cuore costringe gli iraniani a rivedere tutto il sistema di approvvigionamento e avvia una spietata caccia alla spia conclusasi, il 17 novembre scorso, con limpiccagione di Ali Ashtari un importatore di materiali elettronici accusato di lavorare per il Mossad. Tra gli episodi sospetti rientra anche lincidente aereo dello scorso agosto quando un aereo decollato dalla capitale della Kirghisia e diretto a Teheran si schianta al suolo causando la morte di 44 ingegneri e scienziati iraniani. E lo scorso settembre nella riunione di governo in cui annuncia le proprie dimissioni il premier Ehud Olmert ricorda la collaborazione con Meir Dagan con una frase che sembra limplicito riconoscimento delloperazione «decapitazione».
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