Guerra in Ucraina

Blitz ucraino nella notte: colpita dai droni un'acciaieria russa

I servizi speciali dell'Sbu hanno rivendicato l'attacco, sottolineando che la struttura era un obiettivo legittimo poiché l'acciaio prodotto lì era utilizzato nella costruzione di materiale bellico

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Nella notte precedente il secondo anniversario dell’inizio dell’invasione russa, le forze ucraine hanno di nuovo colpito in profondità nel territorio nemico. I servizi speciali dell’Sbu hanno attaccato un’acciaieria appartenente alla compagnia Novolipetsk e situata nel’oblast’ di Lipetsk, a circa 400 chilometri dal fronte.

Una fonte di Kiev ha riferito che l’obiettivo è “uno dei più grandi impianti metallurgici in Russia” che “opera per il settore militare-industriale russo e realizza un gran numero di ordini per il governo. Le sue materie prime vengono utilizzate per produrre missili, artiglieria, droni russi, ecc. Pertanto, è un obiettivo legittimo per l'Ucraina”. In un video apparso sui social, è possibile vedere lo stabilimento in fiamme. Secondo quanto dichiarato dall’Sbu, i droni ucraini hanno colpito gli impianti destinati al raffreddamento primario del gas non trattato. I danni provocati nel raid dovrebbero comportare l’arresto dell’intero processo produttivo per molto tempo. Stando a quanto scritto su Telegram dal governatore regionale Igor Artamonov, non vi sono vittime tra i dipendenti.

Prima dell’attacco, la struttura produceva circa il 18% dell’acciaio russo. È di proprietà dell’oligarca Volodymyr Lisin, uno dei tre uomini più ricchi della Federazione e molto vicino al presidente Vladimir Putin. L’Ucraina sembra dunque intenzionata a proseguire nella sua strategia di assalti con velivoli senza pilota alle strutture strategiche di Mosca. Il 3 febbraio, droni di Kiev hanno colpito un’importante raffineria a Volgograd, mentre a fine gennaio l’Sbu ha preso di mira un altro impianto petrolifero a Tuapse, sulla costa orientale del Mar Nero.

L’attività ucraina dietro le linee fa da contraltare alle difficoltà lungo la linea del fronte. La riduzione degli aiuti occidentali, e in particolare lo stallo al Congresso americano, ha provocato una vera e propria crisi delle munizioni, con reparti costretti a razionarle e artiglieria in molti casi ormai silente. Per questo motivo, il comando di Kiev ha ordinato la ritirata dalla città di Avdiivka dopo un assedio durato quattro mesi e gli alleati della Nato hanno esortato il presidente Volodymyr Zelensky a puntare per il 2024 al mantenimento di posizioni difensive, facendo passare in secondo piano la riconquista dei territori occupati.

Da parte sua, l’esercito russo sembra invece aver ritrovato lo slancio, grazie alla sua superiorità in termini di uomini e mezzi. In questa fase del conflitto, Putin si trova in una posizione di forza e ha dichiarato di essere pronto a trattare per porre fine al conflitto.

Una possibilità, questa, che una legge firmata da Zelensky ha reso illegale fintanto che lo zar sarà alla guida del Cremlino.

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