Guerra in Ucraina

"Supporto letale alla Russia". L'ombra della Cina nella guerra in Ucraina

Una nuova inchiesta del New York Times rivela l'invio di polvere da sparo cinese a una fabbrica di munizioni in Russia. Così Pechino si conferma attore ambiguo nel conflitto russo ucraino

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Vagoni ferroviari carichi di chili di polvere da sparo avrebbero attraversato il confine tra Cina e Russia passando per la città di Zabaykalsk lo scorso anno. La notizia, riportata dal New York Times, parla di migliaia di tonnellate di propellente sufficiente a produrre circa 80 milioni di munizioni. La destinazione del carico? La Barnaul Cartridge Plant, una fabbrica di munizioni cliente del governo di Mosca situata nella Russia centrale. Il materiale incriminato sarebbe stato spedito dalla Poly Technlologies, una azienda cinese a controllo statale a cui gli Stati Uniti avevano già imposto sanzioni per aver fornito supporto all’Iran.

A censire questo trasporto sospetto è stata Import Genius, una società con sede a Scottsdale, in Arizona, specializzata in aggregazione di dati commerciali. Che Pechino non voglia “morire” per Mosca è cosa nota dall’inizio del conflitto, ma questo fatto pone nuove domande sul ruolo che il gigante orientale ha giocato e continua a giocare nella conquista russa in Ucraina. Solo questo lunedì, durante la visita ufficiale a Pechino del segretario di Stato Antony J. Blinken, la Cina aveva rassicurato di non aver fornito alla Russia materiale noto come “aiuto letale”. La replica di Blinken era stata: Il governo americano non ha elementi per contraddire questo, ma ciò che preoccupa sono le società private che potrebbero procurare assistenza autonomamente”.

Per gli esperti si tratta di aiuto letale

Il Times riporta le dichiarazioni di due esperti che sconfesserebbero la versione cinese. Il primo è William George, ricercatore presso Import Genius, che evidenzia come le forniture di polvere da sparo da parte di Poly Technologies avrebbero raggiunto, secondo i registri doganali, un volume di 2 milioni di dollari e le munizioni prodotte sarebbero state sparate dai fucili d'assalto Kalashnikov e dai fucili di precisione russi. A tutti gli effetti dunque, “assistenza letale”. "Quando si spediscono grandi quantità di polvere da sparo destinate alla creazione di cartucce militari per un Paese in guerra, è irragionevole immaginare che il prodotto finito non verrà utilizzato (con effetti letali) sul campo di battaglia", continua il ricercatore.

Il secondo è Alexander Gabuev, direttore del Carnegie Russia Eurasia Center, che afferma: “Questo è supporto di tipo letale. La domanda è: si può quantificare l'impatto e su larga scala?". Il direttore del centro di ricerca ha sottolineato come la Cina sia sempre stata attenta a non sorpassare le linee rosse poste dagli Stati Uniti all’inizio del conflitto. Inoltre, le spedizioni di Poly Technologies avvenivano già prima dello scoppio della guerra e questo aiuta il Dragone a configurare gli invii come flussi commerciali regolari. "In generale, la Cina cerca di attenersi a quelle linee rosse. Detto questo, è chiaro che vi siano contratti e transazioni in corso anche oggi."

L'ambiguità della Cina nella guerra in Ucraina

Pechino rimane l’attore più ambiguo e imperscrutabile dall’inizio di questa vicenda. Da una parte mostra il suo volto superpartes: a febbraio infatti, la Cina divulgava Il “documento di pace” dove esplicitava la sua posizione sulla risoluzione del conflitto in corso. Una serie di suggerimenti volti ad abbassare il livello di tensione sul campo di battaglia e favorire un compromesso tra Stati Uniti e Russia.

Dall’altra troviamo una Cina che non vuole voltare le spalle alla Russia. Bisognosa del suo appoggio per opporsi alla tattica di contenimento degli Stati Uniti nell’Indo-Pacifico e nel complesso determinata a mettere in crisi l’ordine internazionale a guida statunitense. La fornitura di armi tramite aziende private è il segnale che l’alleanza strategica sino-russa continua sottotraccia.

Il Dragone probabilmente continuerà a danzare su questa linea sottile. Non farà venir meno il suo aiuto a Mosca, perché una sua sconfitta porterebbe Washington a concentrare tutte le proprie risorse sulla questione cinese.

Dall’altra, per preservare i propri interessi vitali, la teoria del realismo politico gli imporrà il perseguimento di un compromesso in territorio europeo, diventando attore credibile agli occhi degli stati non allineati e preservando quindi le sue ambizioni di grande potenza.

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