Il grido disperato di Leclerc

Forse un giorno la Formula Uno la faranno direttamente al computer, eppure se c’è una cosa che alla fine non cambierà mai è il fatto che sia sempre il pilota a entrare nel mito

Il grido disperato di Leclerc
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“Mi dovete ascoltare!”: più che un grido di rabbia, un manifesto per la nuova generazione di esseri umani, convinti che, se l’uomo non può essere una macchina, allora è giusto che la macchina ne faccia le veci. Forse un giorno la Formula Uno la faranno direttamente al computer, eppure se c’è una cosa che alla fine non cambierà mai è il fatto che sia sempre il pilota a entrare nel mito. Nessuno festeggerà mai un Pc per aver vinto un mondiale. E, tanto meno, un ingegnere: che la categoria se ne renda conto.

Perché la frase disperata di Charles Leclerc ha poi avuto una dimostrazione: se lo avessero ascoltato magari ci sarebbe stata una possibilità, almeno una, perfino remota, che la Ferrari potesse finire sul podio. E invece no, la telemetria aveva già previsto tutto, e poi siccome – secondo il computer - c’era un problema con il carburante, allora si doveva andare più piano. Quarto posto, sarebbe stato, secondo i calcoli e quarto posto è stato: contenti, no? Che ne sa in fondo lui, Charles, di quello che dicono gli algoritmi?

Già, però c’è (ancora) qualcosa che sfugge: solo 24 ore prima la stessa Ferrari tartaruga era finita in pole position contro tutte le previsioni. E’ bastata una folata di vento, è bastata una nuvola in più, ed ecco che il talento del pilota ha fatto il miracolo, e chissà che nervoso al muretto. Sì, poi, ci hanno detto che in realtà poi in gara c’è stato un problema al telaio, ed è per questo che dopo due terzi di gara in cui Leclerc continuava a seminare la McLaren, alla fine andava a momenti più lenta dell’Alpine arrivata ultima. Ma la cosa non ci convince, e chiediamo scusa: non siamo ingegneri d’altronde.

Resta che in questa F1 telecomandata, dove si arriva senza ancora la patente perché conta quella conseguita ai videogame, tutto ormai è un microchip.

E chi una volta si limitava a progettare l’auto per darla in mano a un pilota, ora vuole vincere lui dal box. Visto che però la cosa non sembra funzionare, almeno a Maranello, speriamo che ci sia qualcuno che raccolga il grido di Charles. Lo dovete ascoltare, prima che sia troppo tardi.

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