Guerra

Elicotteri, droni e mirini: così la Cina finanzia la guerra di Putin

Un'indagine del "The Telegraph" smaschera il doppio gioco Cinese. Basterà a rompere la narrazione di una Pechino "super partes"?

Elicotteri, droni e mirini: così la Cina finanzia la guerra di Putin

Ascolta ora: "Elicotteri, droni e mirini: così la Cina finanzia la guerra di Putin"

Elicotteri, droni e mirini: così la Cina finanzia la guerra di Putin

00:00 / 00:00
100 %
Tabella dei contenuti

Elicotteri, mirini ottici, droni, metalli utili alla produzione bellica, polvere da sparo. Secondo un’indagine del “The Telegraph” la Cina continua a fornire una vasta gamma di aiuti militari alla Federazione russa tramite un silenzioso ma continuo afflusso di materiali e armi. Il gigante asiatico ha sempre negato il suo coinvolgimento nella guerra in corso. I suoi funzionari da febbraio 2022 continuano a tessere una narrativa che vede la Cina completamente super partes e anzi, attore impegnato in una risoluzione pacifica.

Aiuti catalogati come "materiali a duplice uso"

Tuttavia, secondo quanto emerge dall’inchiesta, molte aziende russe impegnate e coinvolte nella produzione di lanciamissili, veicoli corazzati e bombardieri strategici, avrebbero ricevuto tonnellate di materiale dalla vicina Repubblica popolare, questo dall’inizio del conflitto fino al primo trimestre di quest'anno.

La specifica che mette al riparo la Cina da sanzioni e le garantisce la prosecuzione di questo comportamento ambiguo, risiede nel fatto che le merci in questione sono catalogate a “duplice uso", ovvero quei beni che hanno anche scopi civili.

La strategia ambigua di Pechino

L’operare cinese nelle zone grigie non deve stupire più di tanto. Pechino ha tutto l’interesse a tenere in vita Putin e la Russia senza però allarmare l’occidente e la Nato. Da una parte la prosecuzione del conflitto e le sanzioni occidentali hanno spinto sempre più Mosca tra le braccia del Dragone a livello economico; basti pensare che secondo un'analisi dell'Osservatorio della complessità economica l'interscambio commerciale tra Cina e Russia è destinato a superare i 200 miliardi di dollari quest'anno.

Dall’altra la guerra ai confini dell’Europa tiene gli occhi e la mente di Washington sufficientemente occupati e permette a Pechino di operare con più libertà nell’indopacifico e Taiwan. Gli apparati della repubblica popolare infatti continuano, tra esercitazioni e dichiarazioni pubbliche, a ribadire il proprio interesse per l’isola di Formosa. Martedì 16 agosto parlando alla Conferenza di Mosca sulla sicurezza internazionale, il ministro della Difesa cinese Li Shangfu ha messo in guardia chiunque dal giocare con il fuoco quando si parla di Taiwan. Una non troppo velata frecciata agli Stati Uniti e in generale al blocco occidentale. A margine della conferenza il ministro cinese ha anche tenuto anche incontri bilaterali con Iran, Arabia Saudita, Kazakistan, Vietnam.

Il grande “gioco cinese” passa per tutto questo, dalla fornitura sottotraccia di materiale letale alla Russia, ai piani di pace per l’Ucraina fino alle esercitazioni intorno a Taiwan di questi giorni.

Usa avvisati e, in questo caso, il tempo non sembra essere un alleato.

Commenti