Ex Wagner, partigiani russi e gruppo Atesh: la guerra segreta contro il Cremlino

Ex membri mercenari di Prigozhin, volontari russi e la rete Atesh operano da basi ucraine per sabotaggi, incursioni e azioni con droni contro infrastrutture russe; Kiev coordina, aiuti NATO rafforzano offensiva

Ex Wagner, partigiani russi e gruppo Atesh: la guerra segreta contro il Cremlino
00:00 00:00

Sin allo scoppio della guerra in Ucraina, anche da queste colonne abbiamo a lungo trattato il tema della complessa galassia fantasma dei partigiani anti-Putin. Un mondo sommerso con mille voci, attivo nel web e alle prese con una guerra di logoramento interno. Le sorti invece dei fedelissimi della Wagner hanno seguito un percorso simile, tra appoggio incondizionato, latitanza, critiche al Cremlino fino alla celebre alzata di testa che portò poi all'eliminazione del suo capo leggendario Evgeny Prigozhin. Oggi quei due mondi starebbero lavorando assieme per sabotare il Cremlino dall'interno.

Ragazzi e operai, ex agenti infiltrati nei servizi segreti russi, reduci della Wagner, filosofi di San Pietroburgo e specialisti in droni: oggi formano l’Rdk, il Corpo dei Volontari Russi. Addestrati in Ucraina, hanno un obiettivo dichiarato, non fermarsi finché Putin non cadrà. A parlare sono uomini che hanno scelto l’esilio in armi piuttosto che la vita disarmata dei dissidenti rimasti in patria. Le loro operazioni, condotte da basi ucraine, si traducono in blitz oltreconfine, prigionieri catturati e raid corazzati nel Belgorod e nel Kursk: incursioni che costringono Mosca a bollare i connazionali ribelli come “terroristi”.

Belgorod, 22 maggio 2023: una sedicente milizia russa anti-Cremlino passa dall’Ucraina per attaccare due villaggi lungo il confine. Una notizia che Kiev smentisce e che Mosca fa risuonare per lanciare l'allarme invasione: per la prima volta, in un anno e tre mesi di guerra, forze ucraine, sebbene non regolari, entrano in territorio russo. La notizia dell'incursione, della durata di poche ore, fa il giro del mondo, scoperchiando l'universo delle milizie anti-Putin. Mesi dopo, Belgorod tornò a far parlare di sè, così come la Legione Libertà della Russia. La prima incursione, aveva testimoniato quanto il pianeta della guerriglia anti-Cremlino fosse composito ma, soprattutto, quanto il panorama delle forze ucraine fosse balcanizzato. Stessa cosa dicasi per il Corpo dei volontari russi, co-protagonista di quell'incursione di maggio. Negli stessi giorni, sul loro canale Instagram, i volontari pubblicarono una foto che mostrava una pila di passaporti russi, annunciando l'arrivo di un nuovo gruppo di volontari dell'Rdk in Ucraina. Un'operazione figlia, a loro dire, della semplificazione del processo di ingresso legale, che avrebbe promesso l'arrivo in massa di nuove reclute dalla Russia.

Accanto a loro, si muove la rete sotterranea dei partigiani di Atesh, infiltrati che rivendicano sabotaggi nelle profondità della Federazione, anche a oltre 1.600 chilometri dal fronte. Azioni mirate contro la logistica militare — ferrovie, stazioni di pompaggio, trasporti di munizioni e carburante — che puntano a logorare la macchina bellica russa e a seminare insicurezza politica. A coordinare e indirizzare queste cellule sono i servizi di Kiev, che forniscono intelligence e obiettivi: una “guerra nascosta” che si intreccia con quella convenzionale, fatta di droni e missili.

Sul piano economico e militare, Kiev può contare sul nuovo fondo Nato “Purl”, che entro ottobre raggiungerà i 3,5 miliardi di dollari per l’acquisto di sistemi d’arma americani come Patriot e munizioni per i lanciarazzi Himars. Una strategia che moltiplica i fronti e lega indissolubilmente Kiev all’Occidente, ma che aumenta anche i rischi: più gli attacchi penetrano nel cuore della Russia, più forte è la tentazione del Cremlino di rispondere con ritorsioni indiscriminate. Nel frattempo, i droni ucraini hanno colpito porti come Primorsk e Ust-Luga e ridotto la capacità di raffinazione russa fino a un quinto.

È la guerra su più piani: i volontari russi in armi, i sabotatori nelle retrovie, i fondi occidentali e gli arsenali che arrivano a Kiev. Una battaglia che non si combatte più soltanto nelle steppe del Donbass, ma che ormai attraversa frontiere, economie e opinioni pubbliche.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica